mercoledì 28 novembre 2018

Forza e coraggio!



Vi capita mai di essere così oppressi dai problemi, da sentirvi senza forza e impotenti? Forse, tutto a un tratto, vi siete ritrovati senza un lavoro, avete perso la "sicurezza economica", o soffrite di un disturbo o di una malattia cronica che non vi dà tregua. Vi sentite indegni, inadeguati, magari soli e abbandonati, state così male che una parte di voi vorrebbe farla finita. Se siete in una situazione del genere, è più che normale scoraggiarsi. Ma ricordate che ora non siete più soli! Il vostro Creatore, l' "Iddio di ogni conforto", vi ama e desidera con tutto il cuore aiutarvi a ritrovare la felicità (2 Corinti 1:3,4). Egli è come un raggio di sole che ilumina il viso in una giornata nuvolosa, come il calore che emana da un camino mentre fuori piove e fa freddo. Non siete attratti dal Suo amore?

Esaminiamo insieme due esempi riportati nella Bibbia di persone come noi che dovettero affrontare grossi problemi, ma furono "confortati" da Dio. Il loro atteggiamento può aiutarci a far fronte anche alle nostre difficoltà. Prendete Giobbe. Non era ebreo, ma "il più grande di tutti gli Orientali", indigeni delle tribù arabe situate a oriente della Palestina. Si comportava bene agli occhi di Dio (Giobbe 1:1-3). Direte, facile, non gli mancava niente! Aspettate. È vero che era ricco, ma non adorava Dio solo quando le cose andavano bene. Pensate che nel giro di pochissimo tempo perse tutto ciò che aveva, i figli morirono, la moglie gli si rivoltò contro, e, come se non bastasse, gli venne una brutta malattia che lo faceva soffrire maledettamente, tanto che desiderava morire (Giobbe 1:13-19;2:7-9;17:13-16). Giobbe non lo sapeva, ma quei problemi gli erano stati causati direttamente dal nemico della vita, Satana il Diavolo, il quale sosteneva che Giobbe si comportasse bene solo perché Dio gli aveva dato tutto, non perché Lo amasse. Dio permise all' "accusatore" di provare le sue "accuse", privando Giobbe perfino della salute (Giobbe 1:6-12;2:2:1-7). 

Perciò, se soffrite, non saltate subito alla conclusione che ve lo siete meritato, che Dio sia il responsabile, o (peggio) che non esista affatto. Il più delle volte la causa dei nostri problemi, direttamente o indirettamente, può essere ricondotta al diavolo, che è la personificazione del Male. Fu lui che spinse i primi esseri umani a ribellarsi a Dio, che avrebbe voluto darci, fin da subito, un bellissimo "paradiso" in cui vivere. Invece, per colpa del diavolo, il "peccato" e la morte sono stati trasmessi a tutti i discendenti (Genesi 3:1-6; Romani 5:12). Per di più, proprio come nel caso di Giobbe, Satana potrebbe sostenere che crediamo in Dio solo finché le cose ci vanno bene. Dio può permettere che noi soffriamo per rispondere alle sue "accuse" (Apocalisse 12:10; Proverbi 27:11).

Come si comportò Giobbe quando fu sommerso dai problemi? Perse un po' l'equilibrio, si vantò della sua innocenza e arrivò a pensare che quelli che si comportavano male se la passassero meglio (Giobbe 21; 31; 33). Ma non abbandonò mai Dio e col tempo capì di essersi sopravvalutato  (Giobbe 27:1-5;42:1-6). Alla fine Dio ristabilì Giobbe dalla sua malattia, lo benedisse anche materialmente e gli diede una famiglia numerosa e felice (Giobbe 42:12-17). Giobbe aveva fornito una "risposta" convincente all' "accusatore", dimostrando di continuare ad amare Dio anche nei problemi. 

Prendete ora il caso di una donna che aveva una bella famiglia, composta da un marito e due figli. I problemi cominciarono quando, a causa di una carestia, dovettero lasciare il paese e trasferirsi altrove. Poi rimase vedova, e in seguito anche i suoi figli, che nel frattempo si erano sposati, morirono, lasciandola sola con le nuore. Immaginate come si dovette sentire (Rut 1:1-5). La donna si chiamava Naomi, ebrea di nascita, ma disse che avrebbe cambiato il nome in "Mara" perché era piena di "amarezza" (Rut 1:20). Le nuore, Orpa e Rut, non erano ebree, ma, sposandosi con i suoi figli, evidentemente incominciarono ad adorare l' "Iddio d'Israele". 

L' anziana suocera voleva trascorrere la vecchiaia nel paese di origine e le invitò a tornarsene dai propri parenti, dove si sarebbero potute risposare. Mettetevi ora nei panni di queste ragazze. Si erano affezionate a Naomi e non volevano abbandonarla. Ma alla fine, dopo un po' di insistenza da parte di Naomi, "Orpa baciò la suocera", e 'se ne tornò al suo popolo e ai suoi dèi', "ma Rut non si staccò da lei". "Non pregarmi di lasciarti", disse a Naomi. "Perché dove andrai tu, andrò anch'io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio" (Rut 1:6-16). Che dimostrazione di affetto, non solo per l'anziana suocera, ma anche per l' "Iddio d'Israele"! Rut fu disposta a lasciare la sua famiglia di origine e la sua nazione, con tutte le usanze e le comodità, per trasferirsi in un paese straniero, senza sapere a cosa sarebbe andata incontro. Voi lo avreste fatto? Lo aveva fatto Naomi, anni prima, quando si era trasferita dal proprio paese e, nonostante i problemi, Dio l'aveva benedetta con una nuora così affezionata! 

Anche Rut confidò in Dio e seguì senza riserve la suocera. Non poteva certo aspettarsi che proprio lì, nel suo nuovo paese, avrebbe sposato un brav'uomo e partorito un bambino, antenato del Messia promesso! E Naomi ebbe la gioia di stringerlo fra le braccia! Le sue amiche le dissero: "Egli consolerà l'anima tua e sarà il sostegno della tua vecchiaia; l'ha partorito tua nuora che ti ama e che vale più di sette figli" (Rut 1:22;4:13-22; Matteo 1:1,5,16). Questa storia ci insegna che, anche se al momento non vediamo, per così dire, la luce all'orizzonte, perché offuscati dai problemi, la vita potrebbe riservarci piacevoli sorprese. L'importante è non perdere mai la fede in Dio, essendo sicuri che non ci farà mai mancare ciò di cui abbiamo veramente bisogno (Matteo 6:33; Ebrei 11:6).

Ricordate che sia Giobbe che Rut non erano ebrei, eppure Dio li benedisse ugualmente perché confidavano in Lui. "Dio non fa distinzioni, ma in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito" (Atti 10:34,35). Perciò, ovunque vi troviate, l'amore di Dio può raggiungervi e sostenervi mentre affrontate i vostri problemi. È profetizzato che persone di ogni nazione avrebbero aiutato gli ebrei fedeli a "restaurare" l'adorazione di Dio nella "terra promessa" ai loro patriarchi. "Avverrà che dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: 'Noi verremo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi'" (Zaccaria 8:20-23). Non vi ricordano queste parole quelle che pronunciò Rut a Naomi, "il tuo Dio sarà il mio Dio"? 

Anche voi potete partecipare al grandioso adempimento di questa profezia nella misura in cui contribuirete alla "restaurazione" predetta. Se conoscete persone di discendenza ebraica, aiutatele prima di tutto a "costruire" il loro "tempio" personale, che, come abbiamo visto nel post precedente, rappresenta una "personalità" cristiana in armonia con la volontà di Dio (1 Corinti 3:10-16). Poi, se dovessero trovarsi nel bisogno, siate pronti a soddisfare le loro necessità (Matteo 25:35-40). E se ne avrete l'opportunità, aiutateli quando sarà il momento di "restaurare" Gerusalemme anche in senso letterale (Isaia 60:6-10). Rut fu benedetta per aver mostrato amore a una fedele donna ebrea. Dio potrebbe benedire anche voi in modi inaspettati. 

Qualunque cosa accada, qualunque problema dovesse capitarvi, non abbandonate mai la "mano" di Colui che può aiutarvi. Grazie alla Sua "grande potenza", 'saremo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi' (2 Corinti 4:7-9). Sono "felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso" (Giacomo 5:11).

Possiamo star certi che sia Giobbe che Naomi e Rut saranno fra i "giusti" che Dio riporterà in vita durante il Suo prossimo "giorno". Giobbe infatti è ricordato anche per la sua "giustizia" e Naomi e Rut furono premiate per la loro fedeltà (Atti 24:15; Ezechiele 14:14). Immaginate che gioia sarà per loro poter rivedere i loro cari e l'adempimento futuro delle altre promesse di Dio. E pensate alla gioia che potreste provare voi nel fare la loro conoscenza! Non è una cosa di tutti i giorni rivedere persone morte da tantissimi anni, in carne ed ossa, nel loro aspetto migliore! Non è una speranza per la quale vale la pena di lottare? 

È come se steste partecipando a una "gara" di corsa e vedeste ai lati della strada tante persone che vi incoraggiano a non darvi per vinti. L' esempio dei fedeli del passato, come Giobbe, Naomi e Rut, ci sprona ad andare sempre avanti. "Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così gran schiera di testimoni, deponiamo ogni peso ("scaricando" ogni problema pesante su Dio) e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è posta dinanzi, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta" (Ebrei 12:1,2).
 

State costruendo il "tempio di Dio"?



Precisiamo subito che non sto parlando della costruzione di un tempio letterale né della "restaurazione" fisica di Gerusalemme, la quale, come abbiamo già analizzato, è ancora futura. Ma prima di quella "restaurazione" è necessario che, soprattutto gli ebrei di nascita, comincino quella "spirituale", di cui parliamo oggi.

Anche per questa troviamo un "parallelo" profetico nella ricostruzione letterale del tempio di Dio a Gerusalemme che gli antichi ebrei, liberati dall'esilio babilonese, erano chiamati a compiere. La "liberazione" dalla moderna "Babilonia" dovrebbe spronare anche gli ebrei odierni a impegnarsi nella predetta "restaurazione". Perciò, l'incoraggiamento che Dio diede allora costituisce uno stimolo speciale per noi oggi. Scopriamolo insieme!😉

Il racconto storico dice che, dopo qualche tentennamento iniziale, finalmente gli ebrei iniziarono a costruire il tempio con gioia, grati della bontà di Dio nei loro confronti (Esdra 3:8-13). Da un confronto fra alcuni versetti biblici emerge che i cristiani che faranno parte del regno di Dio, ebrei in primo luogo e poi non ebrei, costituiscono il "tempio" spirituale di Dio, edificato sul fondamento della "pietra angolare", Gesù Cristo, di cui essi seguono l'esempio (1 Corinti 3:11,16; 1 Pietro 2:4-9). 

L'apostolo Paolo esorta soprattutto questi cristiani a "costruire" il "tempio di Dio", utilizzando materiali che resistono al fuoco, in quanto, avverte, "l'opera di ognuno sarà messa in luce", allorché "il giorno di Cristo la renderà visibile". Durante quel "giorno", che inizierà presto, il Messia eserciterà il potere regale e metterà alla "prova del fuoco", per così dire, la fede dei suoi aspiranti "sudditi" e "coeredi". Per resistere a quel "fuoco" è essenziale che il "tempio" di ciascuno sia stato costruito con materiali non combustibili, come "oro, argento, e pietre preziose", ovvero qualità spirituali, quali saggezza, fede, giustizia, pace, speranza e amore, che Dio considera "preziose" e durature. Viceversa, qualità scadenti come "legno, fieno e paglia", cioè i desideri carnali, che "sporcano" il corpo e lo spirito, non portano da nessuna parte (1 Corinti 3:1-19; Malachia 3:1-3; Proverbi 3:13-15; 20:15; 1 Pietro 1:7, 13-23; 2:1-11; 2 Timoteo 2:15-23).

Il racconto antico prosegue dicendo che la costruzione del tempio di Gerusalemme fu interrotta in seguito all'opposizione scatenata dai nemici d'Israele sotto forma di minacce e maldicenze. Fu in quel momento di particolare sconforto che Dio mandò al Suo popolo i profeti Aggeo e Zaccaria per incoraggiarli a riprendere l' "opera". Come fecero notare questi, gli ebrei avevano ripreso ad occuparsi solo dei propri interessi e si erano allontanati da Dio. "Vi sembra questo il momento di abitare nelle vostre case ben rivestite di legno, mentre questo tempio è in rovina?", disse Aggeo. "Riflettete bene sulla vostra condotta!". E attraverso Zaccaria Dio li esortò: "Tornate a me e io tornerò a voi". Riferendosi ai "pastori" d'Israele, i suoi capi" politici e religiosi, avvertì: "Guai al pastore stolto che abbandona il gregge!" (Esdra 4; Aggeo 1:4,5; Zaccaria 1:3;11:17).

E voi? Vi siete "liberati" da "Babilonia"? (Apocalisse 18:4) Avete iniziato a "costruire" il "tempio di Dio", coltivando qualità spirituali che Gli piacciono o siete ancora "schiavi" dei vostri desideri carnali? Forse avete preso a cuore l'incoraggiamento che Dio vi sta dando, ma poi vi siete lasciati sopraffare dalle "preoccupazioni mondane", dall'"inganno" delle "ricchezze" materiali, o sviare dalle "cattive compagnie", e vi siete scoraggiati (Matteo 13:18-22; 1 Corinti 15:33; 2 Corinti 6:14-17). In tal caso, fareste bene anche voi a prestare "attenzione alla vostra condotta" e capire che questo non è più tempo di badare solo ai nostri interessi, ma di mettere gli interessi di Dio al primo posto nella nostra vita. Gesù ci invita a 'cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia', non la nostra (Matteo 6:33). Come abbiamo visto nei post precedenti, la "buona notizia del regno" è incentrata su quello che farà Dio di "buono" per gli ebrei fedeli prima e poi per tutta l'umanità ubbidiente attraverso il re da Lui costituito, Gesù Cristo, e dai suoi "coeredi" (Matteo 24:14). Se viviamo in vista di questa meravigliosa speranza, ci sforzeremo di fare tutto ciò che Dio richiede da noi (2 Corinti 7:1; 1 Pietro 2:1-3). 

Come reagirono quegli antichi ebrei quando Dio ricordò i loro "doveri" verso Colui che li aveva "liberati"? Sentendosi sotto l'enorme pressione dei nemici, per prima cosa pregarono Dio di sostenerli nel loro difficile compito. Poi si organizzarono in modo da difendersi dagli eventuali attacchi e allo stesso tempo proseguire nella "ricostruzione" finché non la portarono a compimento (Neemia 4; Esdra 5:1,2;6:13-15; Aggeo 1:12-14). 

Anche noi siamo esortati a 'perseverare sino alla fine' per completare l'"opera" di Dio, in modo da "non mancare di nulla". Riusciremo a farlo se pregheremo umilmente Dio di liberarci dai Suoi "nemici", 'gettando su di lui tutte le nostre ansietà', sicuri che "egli avrà cura di noi". Poi saremo decisi a difenderci indossando, per così dire, la "completa armatura di Dio", fatta di sane abitudini e qualità positive (Matteo 24:13;Giacomo 1:2-4; Matteo 6:13; 1 Pietro 5:6,7; Efesini 6:10-18).

Dopo che "le cose più preziose di tutte le nazioni (gli ebrei fedeli superstiti)" saranno tornate nella Gerusalemme "restaurata" sia spiritualmente che fisicamente, dopo che Dio li avrà 'raffinati come si raffina l'argento e provati come si prova l'oro', potranno 'invocare il suo nome ed essere esauditi'. Egli 'li chiamerà "suo popolo"' ed essi diranno che 'il Signore (YHWH) è il loro Dio' (Aggeo 2:7; Zaccaria 13:9).
 
Perciò, 《"casa di Giuda e casa d'Israele", "popolo tutto del paese", "non temete! Si fortifichino le vostre mani!" e "Mettetevi al lavoro!", "perché io sono con voi", dice il Signore  (YHWH) degli eserciti》(Zaccaria 8:13; Aggeo 2:4; 2 Corinti 15:58).
 

"Consolate il mio popolo", dice Dio (Isaia 40:1)






È vero, l'infedele "Gerusalemme" sarà punita "il doppio per tutti i suoi peccati", sarà votata "allo sterminio" e "all'infamia" (Isaia 40:2; 42:24,25;43:27,28).

Ma Dio invita a "consolare" il "residuo d'Israele" che tornerà a Lui. Rivolgendosi a loro collettivamente, il "Redentore", dice: "Non temere, perché io ti ho riscattato", "sono il tuo Salvatore", "tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo", "ricondurrò la tua discendenza da oriente e ti raccoglierò da occidente" (Isaia 41:14, 43:1,3-5). 

Come abbiamo ampiamente illustrato nei post precedenti, questa "restaurazione" dell'adorazione di Dio presso il Suo "popolo" ebraico avviene, in senso spirituale, ogni volta che qualche ebreo di nascita si "converte" a Dio riconoscendo nella propria vita il Messia, Gesù Cristo. È come se ritrovasse la "vista"! (Isaia 42:16,18-20;43:8;2 Corinti 3:14-16) Ora, dopo la "caduta" di "Babilonia la grande", dopo che ha perso la sua influenza sul "popolo" di Dio, gli "ultimi" ebrei, un "residuo", stanno progressivamente tornando a Lui. Ma la "restaurazione", fisica e spirituale, di "Gerusalemme" si completerà nel prossimo futuro. Prima che ciò accada, è profetizzato che deve avvenire qualcos'altro. 

《La voce di uno grida: "Preparate nel deserto la via del Signore (YHWH), appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio!"》(Isaia 40:3). In una profezia parallela Dio annuncia: "Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me", "vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore (YHWH), giorno grande e terribile" (Malachia 3:1;4:5). Come abbiamo già detto, queste parole si adempirono inizialmente in Giovanni il Battista che preparava il popolo ebraico all'arrivo del Messia, predicando il perdono dei peccati per i penitenti (Luca 1:16,17). Ma Gesù, pur confermando che Giovanni era l'Elia promesso, aggiunse che un altro "Elia" sarebbe dovuto ancora venire per "ristabilire ogni cosa" (Matteo 11:14;17:11-13). Di chi stava parlando? Che la profezia non si riferisse ad Elia risuscitato, è evidente dal fatto che, nel primo adempimento, il suo ruolo fu ricoperto da un altro uomo. È interessante notare che la profezia,  subito prima di menzionare "Elia", parla anche di "Mosè". I due servitori di Dio sono profeticamente "legati", in quanto "Elia" avrebbe "riavvicinato" gli ebrei alla "legge" che Dio aveva trasmesso a Mosè (Malachia 4:4-6). 

In un'occasione alcuni apostoli ebbero la "visione" di Gesù nel suo regno, cioè "videro" profeticamente il loro Messia a capo del regno di Dio. Gesù fu "trasfigurato davanti a loro" e "apparvero Mosè ed Elia che stavano conversando con lui" (Matteo 16:28;17:1-4). Quindi l'"Elia" della profezia sarebbe venuto, insieme a "Mosè", durante il "giorno del Signore (Gesù)" nel potere del Regno (Apocalisse 1:10). Certamente due personaggi così importanti sarebbero menzionati anche nell'Apocalisse, che, come sappiamo, è ambientata profeticamente proprio in quel tempo. E infatti, al capitolo 11, parla di "due testimoni" che avrebbero profetizzato "vestiti di sacco", in segno di lutto e pentimento, nei "famosi" "42 mesi", o "tre anni e mezzo", nei quali "Gerusalemme" sarà assediata e distrutta. L' Apocalisse non dice i loro nomi, ma indica che hanno il "potere" sul "fuoco", di non far piovere e di "mutare l'acqua in sangue" (Apocalisse 11:1-6). Tutte cose che fecero, con il potere di Dio, Mosè ed Elia. È chiaro che qui si fa riferimento a loro. 

In particolare, ai suoi tempi, Elia invitò gli ebrei, che erano indecisi fra l'adorazione del vero Dio e quella di Baal praticata dai loro vicini, a schierarsi con decisione dalla parte giusta. Poi pregò Dio di confermare in modo spettacolare il suo incarico e la Sua superiorità. Dio mandò "fuoco" dal cielo, e "tutto il popolo" lo riconobbe come vero Dio. Gli adoratori di Baal fecero una brutta fine (1 Re 18:20-40). Mosè, d'altra parte, annunciò le "piaghe" sugli egiziani, come l'acqua mutata in sangue e il fuoco guizzante fra la grandine, ed esse arrivarono come annunciato. Alla fine coloro che si unirono agli ebrei nell'adorazione di Dio furono salvati quando l'esercito dell'orgoglioso faraone fu distrutto nel Mar Rosso (Esodo 5-12). 

La profezia aggiunge che i "due testimoni" "sono i due ulivi...che stanno davanti al Signore della terra" (Apocalisse 11:4). Questo particolare ci porta a identificarli con i "due ulivi" della profezia parallela di Zaccaria, che rappresentano "i due unti che stanno presso il Signore di tutta la terra". Nella "trasfigurazione" infatti "Mosè" ed "Elia" furono visti 'conversare con Gesù', che sarà presto nominato "Signore di tutta la terra", e a lui dovranno fare rapporto della loro "testimonianza" (Zaccaria 4:3,11-14). Dunque sono "testimoni" e "unti", o "santi". Secondo la Bibbia è principalmente a questi ebrei "convertiti" che Dio avrebbe affidato il compito di "testimoniare" le opere compiute a loro favore (Isaia 43:10). Inoltre, sarebbero stati "santi", con la speranza di far parte del Regno di Dio. I "due testimoni" rappresentano perciò tutti gli ebrei di nascita "convertiti" al Cristo, "figli di Dio" ed "eletti" in qualità di "coeredi" di Cristo (Romani 8:16,17).

Proprio come Mosè ed Elia, quelli di loro che sono stati già "chiamati" predicano fin d'ora la Parola di Dio. Come Giovanni il Battista, in qualità di "messaggeri" di Dio, Gli preparano, per così dire, la via, nel senso che invitano gli altri ebrei ad "appianare" ogni ostacolo, pentendosi dei propri peccati, e tornare al loro Dio. 
La profezia diceva che, dopo aver mandato "Elia", avrebbe mandato "subito il Signore", il Messia, a purificare il "residuo d'Israele", completando la "restaurazione" predetta (Malachia 3:1-4; Zaccaria 4:6-10). Prima di 'vestirsi di sacco', questi simbolici "due testimoni" stanno proclamando a Gerusalemme "la buona notizia" che il "Santo d'Israele" "pascerà il suo gregge", mostrando la Sua bontà a quelli che torneranno a Lui (Isaia 40:9-11; Salmo 118:1,2; Matteo 24:14).

E voi che siete ebrei di nascita, avete ascoltato il "messaggio" di salvezza che Dio vi sta inviando? (Isaia 46:13) Vi siete pentiti dei vostri peccati e vi siete dedicati per fare la volontà di Dio, in modo da essere giudicati positivamente quando "il Signore", il Messia promesso, verrà a "purificare" "Gerusalemme"? O, come gli ebrei del tempo di Elia, siete "indecisi"? Ricordatevi che 'siete preziosi' e che Dio 'vi ama'! Se non lo avete ancora fatto, sbrigatevi e poi annunciate anche voi la "buona notizia" a "Sion"! È essenziale farlo ora, in modo da dare agli altri l'opportunità di salvarsi quando gli ebrei "infedeli", come quegli "adoratori di Baal", faranno (ahimè) una brutta fine, e, al più tardi, allorché arriverà il "giorno" dell'esecuzione del giudizio sul mondo intero, "il giorno del Signore (YHWH)", o "il giorno di Geova", "giorno grande e terribile" (Malachia 4:5; Sofonia 2:1-3).

venerdì 23 novembre 2018

"Principi d'Israele", fermatevi a riflettere!



《Così parla il Signore, DIO: "Basta, o principi d'Israele! Lasciate da parte la violenza e le rapine, praticate il diritto e la giustizia, liberate il mio popolo dalle vostre estorsioni"》 (Ezechiele 45:9). Altrove Dio paragona questi "principi", leader politici e religiosi che pretendono di rappresentare il Suo "popolo" ebraico, a "pastori" che pascono sé stessi, anziché le Sue "pecore", occupandosi egoisticamente dei propri interessi (Ezechiele 34:1-4).

La loro condotta e il loro atteggiamento arrogante assomiglia molto a quello che manifestò il re babilonese Baldassar all'epoca del profeta Daniele. Ciò che avvenne allora costituisce un "monito" per gli attuali "principi", o "pastori", di Israele. Farebbero bene a prestarvi attenzione. Analizziamolo insieme. 

La narrazione inizia con il "grande banchetto" che il re Baldassar organizzò a palazzo. In quell'occasione lui e i suoi invitati profanarono gli "utensili" sacri trafugati dal tempio di Dio per bere alla lode dei loro dèi pagani (Daniele 5:1-4). Non è la stessa cosa che fanno i governanti d'Israele ogni volta che, in nome di Dio, che "è amore", portano avanti le loro "battaglie" terrene, spesso ricorrendo alla "violenza" e alla "rapina"? (1 Giovanni 4:8; Isaia 1:15). Ricordate che "Babilonia la grande", l'infedele "Gerusalemme", di cui abbiamo parlato in un post precedente, beve da un calice "pieno di abominazioni" (Apocalisse 17:4). E, in un altro contesto, è  paragonata a una "bestia" con corna di agnello che induce le persone ad adorare la "bestia" del nazionalismo e delle alleanze militari con le nazioni del mondo per scopi tutt'altro che "spirituali" (Apocalisse 13:11-17). Non è forse un' "abominazione" arrivare ad acclamare il presidente di una nazione come il "liberatore" promesso dalle Sacre Scritture? Ma questa presunta "liberazione" li ha portati a servire meglio Dio o piuttosto a badare meglio ai propri interessi materiali? A che cosa sacrificano il "meglio" delle loro "risorse", a Dio o ad altri "dèi", la Patria e la Guerra? La cosa peggiore è che anche alcune cosiddette "chiese cristiane", o loro esponenti, sostengono attivamente questi veri e propri "sforzi bellici" contro le popolazioni indifese, additandoli come "opere" di Dio! Dovrebbero al contrario denunciarli per quello che sono: "opere" diaboliche escogitate per ingannare (2 Tessalonicesi 2:9,10; Giovanni 8:44). 

Tornando a Baldassar, leggiamo che, mentre stava banchettando allegramente, apparvero delle "dita" che scrissero un enigma sul muro. Il re spaventato fece chiamare "tutti i saggi" che potessero darne l'interpretazione. Ma nessuno fu in grado di farlo a parte il profeta di Dio, Daniele (Daniele 5:5-17). Anche oggi probabilmente qualche "principe" d'Israele è turbato dai "messaggi" di avvertimento che Dio sta inviando. Si staranno chiedendo cosa significhino realmente. Attenzione! Perché non tutti i "segni" o i "presagi" sono di origine divina. E poi, anche quelli che lo sono, vanno interpretati in perfetta armonia con la Parola di Dio, la Bibbia. Gesù e gli apostoli ci avvertirono che sarebbero sorti "molti falsi profeti" (Matteo 24:11; 1 Giovanni 4:1). I "falsi" profeti non disdegnano di inventare "favole" pur di compiacersi le masse, dicendo che va sempre tutto bene. Magari lo fanno anche procurandosi guadagni materiali. Ma Gesù condannò quelli che si servono di Dio per un tornaconto economico (Geremia 14:13,14; Matteo 21:12,13; 2 Timoteo 4:3,4). I "veri" profeti, come Daniele, invece, dicono sempre la "verità", così come Dio gliela fa capire, anche se può dar fastidio o risultare impopolare. Daniele infatti predisse al re che, poiché Dio lo aveva giudicato "mancante" dal Suo punto di vista, il suo regno sarebbe passato ad altri (Daniele 5:17-28).

Anche oggi alcuni "saggi", che pretendono di interpretare correttamente i "segni" divini, rassicurano dicendo che Dio sostiene Israele qualunque cosa faccia, che anzi, se per caso un "vitello" nasce "rosso", un "pesciolino" viene avvistato in qualche specchio d'acqua "sterile", o "un serpente" esce dal muro, sono tutti "segni" indicanti la prossima "venuta" del Messia e la "restaurazione" dell'adorazione di Dio a Gerusalemme. A parte il fatto che non c'è scritto da nessuna parte nella Bibbia che sarebbe dovuto nascere un "vitello rosso" o che "un serpente" letterale sarebbe spuntato dal muro, la "restaurazione" fisica di Gerusalemme non è ancora iniziata, ma avverrà, come abbiamo già visto, solo dopo la sua futura "distruzione", e alla fine, insieme a quella spirituale, allorché il Messia la purificherà da tutti coloro che la contaminano (Matteo 13:40,41). 

Il racconto di Daniele si conclude con la morte di Baldassar e la conquista di Babilonia "quella stessa notte". Anche "Babilonia la grande" è stata "giudicata" e sarà presto punita per i suoi "peccati", benché si senta al sicuro, protetta dai suoi "alleati". Ma, "con violenza, sarà precipitata ... e non sarà più trovata" (Apocalisse 18:5-8,21). Dio ha visto la malvagità dei "principi d'Israele", i suoi "pastori", e ora intima loro di fermarsi. 《"La spada è sospesa sopra i Caldei, dice il Signore (YHWH), "sopra gli abitanti di Babilonia (la grande), sui suoi capi e sui suoi saggi"》(Geremia 50:35). Anche i "profeti" che hanno "falsato le sue parole" devono smettere di profetizzare nel Suo nome. Non sono stati in grado far 'udire le Sue parole al popolo', distogliendolo dalla sue azioni sbagliate. 

《"Guai ai pastori che distruggono e disperdono il gregge del mio pascolo", dice il Signore (YHWH)》. Riguardo ai "falsi" profeti e alle "guide" spirituali: 《"Profeti e sacerdoti sono empi, nella mia casa stessa ho trovato la loro malvagità", dice il Signore (YHWH)》. E a tutti noi dice: "Non ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano; essi vi nutrono di cose vane, vi espongono le visioni del proprio cuore, e non ciò che proviene dalla bocca del Signore (YHWH)" (Geremia 23:36,22,1,11,16).

L' Onnipotente ha parlato! (Amos 3:8)


Tre "profeti" di Dio ebbero una straordinaria "visione" della Sua "gloria" celeste, e in ogni caso servì a rafforzarli nell'incarico affidato. Sto parlando del profeta Isaia, del profeta Ezechiele e dell'apostolo Giovanni. Anche oggi Dio ci mostra la Sua "gloria" e faremmo bene a prestare attenzione alle Sue profezie per il nostro futuro. Consideriamo prima in cosa consiste la Sua "gloria" e poi vedremo cosa significa per noi oggi. 

La "visione" più spettacolare della "gloria" di Dio probabilmente la ebbe il profeta Ezechiele. Egli stesso racconta: "Io guardai, ed ecco venire dal settentrione un vento tempestoso, un grossa nuvola con un fuoco folgorante e uno splendore intorno ad essa; nel centro vi era come un bagliore di metallo fuso in mezzo al fuoco". Poi vide "quattro esseri viventi" splendenti come il fuoco, dall'aspetto simile a uomini e animali, dotati di sei ali ciascuno, che si muovevano in tutte le direzioni alla velocità della luce. Al di sopra di questi gli apparve l' "immagine della gloria del Signore (YHWH)": Dio seduto su una specie di trono avvolto come da "un bagliore di metallo, come del fuoco", simile a un arcobaleno (Ezechiele 1:4-28). Anche l'apostolo Giovanni vide quattro "creature viventi" (Apocalisse 4:1-8). Dalla "visione" parallela del profeta Isaia, e da un'altra simile che ebbe in seguito lo stesso Ezechiele, comprendiamo che si trattava di "angeli" che si trovano alla presenza di Dio (Isaia 6:1,2; Ezechiele 10:22). Cosa fanno davanti a Dio? Sia Isaia che Giovanni li videro proclamare la "santità" di Dio. Si dicono l'un l'altro: "Santo, santo, santo è il Signore (YHWH) degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!" (Ezechiele 6:3; Apocalisse 4:8). 

Nella Bibbia la "santità" è la condizione di chi, o di ciò che, è "santo", ovvero "esclusivo", "puro", senza peccato o imperfezione. È anche sinonimo di "eccellenza" e "purezza". Certamente il "santo" in assoluto, colui che è senza difetto ed è infinitamente superiore a tutto e a tutti, è solo Dio, il Creatore dell'Universo (Deuteronomio 32:4; Salmo 83:18; Apocalisse 4:11).

Non sorprende se anche un fedele servitore di Dio, Isaia, si sentisse indegno al cospetto della "santità" di Dio. Si rendeva conto della condizione peccaminosa sua e del popolo ebraico. Ma Dio lo purificò dal suo peccato, rendendolo idoneo a trasmettere la Sua parola di condanna al popolo (Isaia 6:5-9). Anche Ezechiele ricevette un incarico simile. Avrebbero dovuto annunciare il giudizio di Dio contro quei ribelli, senza temerli, perché a mandarli era Lui, l'Onnipotente. Quei profeti accettarono di buon grado l'incarico e proclamarono la Parola di Dio (Isaia 6:8-12; Ezechiele 2:1-9;3:1-11).

Dio non è cambiato. Ci viene ricordato 'che era, che è e che viene" (Apocalisse 4:8). Proprio come appare nella "visione" di Ezechiele, è "dinamico", nel tempo e nello spazio, per adempiere la Sua volontà (Ezechiele 1:12,20). Riconosciamo anche noi la "santità" di Dio? Ammettiamo di essere imperfetti e peccatori? Se vogliamo essere impiegati da Dio per il Suo servizio, anche noi dobbiamo essere "santi", non perfetti, ma "purificati" dalle pratiche e dalle abitudini contrarie alla volontà di Dio (Isaia 52:11; 1 Corinti 6:9-11; 1 Pietro 1:14-16).

Dio, "il Santo d'Israele", ricorda ancora oggi agli ebrei che, se vogliono riottenere la Sua approvazione, devono anche loro "santificarsi", pentendosi dei loro peccati e abbandonando la loro condotta disubbidiente, di cui abbiamo parlato in alcuni post precedenti (Isaia 48:17-20). Questo "messaggio" di avvertimento deve risuonare, dice Dio, "finché le città (d'Israele) siano devastate, senza abitanti, non vi sia più nessuno nelle case, e il paese sia ridotto in desolazione". Siete "usciti" da "Babilonia"? Vi siete allontanati dalla "zona di pericolo", come comandò di fare Gesù? Questo è il momento di agire, prima che sia troppo tardi! (Isaia 6:11; Apocalisse 18:4; Matteo 24:15-18).

Ricordate che subito dopo aver acclamato la "santità" di Dio, gli angeli dicevano che "tutta la terra è piena della sua gloria" (Isaia 6:3). Quando avverrà questo? Il profeta Abacuc mette in relazione questo avvenimento con la "venuta" di Dio per eseguire il Suo giudizio sul mondo (Abacuc 3:3-13). In quell'occasione Dio 'si santificherà', nel senso che tutti sapranno che è l'unico vero Dio, l'Onnipotente (Ezechiele 38:21-23). Allora, per ben tre volte, per così dire, sarà evidente la Sua "santità" (Ezechiele 6:3).
 
La Gerusalemme restaurata, la "nuova Gerusalemme", sarà una città "santa", come adornata di pietre preziose, non più macchiata dal peccato come oggi. I suoi "abitanti" saranno i "santi" che faranno parte del regno del Cristo. Nessun "impuro", o peccatore impenitente, potrà entrarvi (Isaia 52:1; Apocalisse 21:10-26; 22:1-5, 14,15). Quando il Messia verrà a giudicare il mondo, "manderà i suoi angeli, che raccoglieranno fuori dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono l'iniquità" (Matteo 13:40,41). Naturalmente, la "terra promessa" non sarà abitata solo dai "santi" regnanti. Anticamente tutto il "popolo" di Dio, che comprendeva sia gli ebrei che i non ebrei associati, doveva mostrarsi "santo", ubbidendo alle Sue leggi (Levitico 19:2). Anche oggi Dio richiede ubbidienza a tutti i Suoi adoratori indipendentemente dalla nazionalità. E a tutti loro permetterà infine di ''ereditare" una parte nel Suo regno. È profetizzato che anche i non "sacerdoti", anche coloro i quali non dovranno essere re-sacerdoti del Regno di Dio, avranno il loro "pezzo" di "terra promessa". "Beati i mansueti", disse Gesù, senza specificare la nazionalità, "perché erediteranno la terra" (Matteo 25:32-34; Apocalisse 7:9,16,17; Ezechiele 48; Matteo 5:5). 

L'Onnipotente Dio ha già parlato, esprimendo il Suo giudizio contro l'infedele Gerusalemme. "Essi non sanno fare ciò che è retto", dice il Signore (YHWH); "accumulano nei loro palazzi i frutti della loro violenza e della loro rapina". Perciò così dice il Signore, DIO: "Ecco, il nemico è tutt'attorno al paese; egli abbatterà la tua forza e i tuoi palazzi saranno saccheggiati" (Amos 3:10,11). Prestiamo attenzione alle profezie di Dio, che "verrà" presto a eseguire il Suo giudizio! 'Come il Santo che ci ha chiamati, diveniamo anche noi santi in tutta la nostra condotta' (1 Pietro 1:15).

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Sapete qual è "questo vangelo del regno"? (Matteo 24:14)



Una volta Gesù disse: "E questo vangelo (o "buona notizia") del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine" (Matteo 24:14). Dicendo "questo" vangelo e introducendo la frase con la congiunzione "e", Gesù ci fa capire che non si riferisce a una qualsiasi "buona notizia" della Bibbia, ma a una in particolare, di cui ha parlato poco prima. Esaminiamo il contesto. Qui Gesù stava rispondendo alla domanda dei discepoli sulla distruzione del tempio di Gerusalemme, sulla sua "presenza" nel potere del regno di Dio, e sulla "fine del mondo".(Matteo 24:1-3). Quindi "questo vangelo" ha a che fare con l'intronizzazione del Messia come re e con il periodo in cui avrebbe regnato. Dovrebbe interessarci, perché, come abbiamo visto nei post precedenti, questa "presenza" iniziarà molto presto.

Ma c'e dell'altro. Poco prima di iniziare questo discorso, Gesù si rivolse agli abitanti di Gerusalemme dicendo che quella città sarebbe diventata "deserta". E infatti aggiunse che 'non sarebbe stata lasciata nemmeno una pietra sopra l'altra'. Ma, nell'annunciare la "desolazione", diede anche una speranza. "Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'", citando il Salmo 118:26 Matteo 23:37-39; 24:1,2). Gli ebrei avevano riservato un'accoglienza del genere a Gesù quando fece il suo ingresso trionfale a Gerusalemme "sopra un'asina". "Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta (Zaccaria 9:9): 'Dite alla figlia di Sion (il popolo ebraico): 'Ecco, il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un'asina, sopra un asinello, puledro d'asina'". "La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. Le folle che lo precedevano e quelle che seguivano gridavano: 'Osanna (o "Salva!") al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'" (Matteo 21:1-9). 

Anche in quell'occasione furono pronunciate le parole del Salmo 118:26. Il significato è ora chiaro. Gesù è acclamato come "colui che viene nel nome del Signore", in qualità di nuovo "re" di "Gerusalemme", ovvero del regno di Dio, che avrà la sede terrena nella Gerusalemme restaurata. Notate che Gesù non disse che gli ebrei non l'avrebbero rivisto mai più, come se Dio avesse abbandonato definitivamente il suo "popolo" ebraico. Precisò che non l'avrebbero visto fino al momento in cui l'avrebbero acclamato come "re" del regno di Dio. (Matteo 23:39). Quando avverrà questo? L' Apocalisse predice che "una grande folla", composta non solo di ebrei, "con delle palme in mano" grideranno a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'Agnello" (Apocalisse 7:9,10). Non vi ricordano le parole del Salmo 118:26? Quelle parole avranno un adempimento maggiore allorché "apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo", e il Messia verrà per giudicare il mondo intero. Quelli che lo avranno acclamato come "re", in primis i suoi "eletti", saranno radunati per regnare insieme a lui, gli altri "benedetti" dal Padre ereditetanno il regno in qualità di sudditi (Matteo 24:30,31; 25:31-34). 

Ma cosa significa esattamente "acclamare" questo "re" costituito da Dio? Analizziamo la profezia del Salmo 118, l'intero capitolo, che evidentemente si adempirà in modo speciale, insieme al versetto 26, nello stesso periodo. Di quale periodo si tratta? Del "giorno del Signore (Gesù)", direte voi. Ed è vero, perché Gesù stesso menzionò il versetto 26 contestualmente al "segno" della sua "presenza" regale. E, come abbiamo visto, quelle parole si adempiranno particolarmente in occasione della sua "venuta" come re per il "giudizio universale". Ma quello stesso periodo è anche il "giorno" di qualcun altro. Dopo aver detto che "la pietra che i costruttori avevano disprezzato è divenuta la pietra angolare. Questa è opera del Signore  (YHWH), è cosa meravigliosa agli occhi nostri" (Salmo 118:22,23), prosegue: "Questo è il giorno che il Signore (YHWH) ci ha preparato" (Salmo 118:24). 

L'apostolo Pietro spiega che la "pietra angolare" è "Gesù Cristo", "pietra scelta e preziosa", che Dio ha posto "in Sion" (come re promesso) dopo essere stato rifiutato dagli uomini, e che coloro i quali formano la "stirpe eletta", il "sacerdozio regale" insieme a lui, sono "come pietre viventi" edificati sulla fede in Gesù (1 Pietro 2:4-9). Per questi pure Dio "ha preparato" "il giorno del Signore (Gesù)", in quanto regneranno insieme a lui nello stesso periodo di tempo. Inizieranno non appena il Messia riceverà il Regno e continueranno a regnare per altri "1000 anni" dopo l'esecuzione del giudizio di Dio sul mondo (Matteo 19:28; Apocalisse 20:6).

Questi sono invitati a celebrare la "bontà" di Dio. "Dica la casa di Aaronne (i futuri "sacerdoti" di Dio): 'La sua bontà dura in eterno'" (Salmo 118:3). In che modo Dio si sarà mostrato "buono" con loro? Ricordate che fra questi ci saranno anche persone di discendenza ebraica che torneranno a Dio dopo aver subito la Sua "punizione". "Certo, il Signore (YHWH) mi ha castigato", diranno, "ma non mi ha dato in balìa della morte" (Salmo 118:18). Avranno "ottenuto misericordia" per "offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio" (1 Pietro 2:20,5; Salmo 118:19,21,27,28). Gesù li rassicura dicendo che "a motivo degli eletti (cioè loro), quei giorni (di tribolazione) saranno abbreviati" (Matteo 24:22) Non è tutto questo una straordinaria prova della "bontà" di Dio per loro? Avranno molte ragioni per 'festeggiare e rallegrarsi' in quel "giorno" (Salmo 118:24).

Ma non solo questi sono invitati a ringraziare Dio per la Sua "bontà". "Sì, dicano quelli che temono il Signore (YHWH): 'La sua bontà dura in eterno'" (Salmo 118:4). Anche verso di voi Dio si mostrerà "buono"? Se, durante quel difficile periodo, contrassegnato da eventi catastrofici, illegalità e "crisi" senza precedenti, doveste sentirvi in difficoltà, potrete confidare nel Suo potente sostegno. È profetizzato: "Nella mia angoscia invocai il Signore (YHWH); il Signore (YHWH) mi rispose e mi portò in salvo" (Salmo 118:5-9). 

Un Salmo parallelo, il 34, illustra nei dettagli cosa può fare per noi la "bontà" di Dio e cosa potremo fare noi per beneficiarne. Profetizza infatti: "Quest'afflitto ha gridato, e il Signore (YHWH) l'ha esaudito; l'ha salvato da tutte le sue disgrazie" (Salmo 34:6). Se, in futuro, doveste subire persecuzione a motivo della vostra fede, anche dal diavolo in persona o dai suoi "collaboratori" angelici, potrete chiedere a Dio di proteggervi con i suoi angeli (Matteo 24:9; Apocalisse 2:10; 118:7). Se, nella veniente "grande tribolazione", doveste trovarvi in difficoltà economiche, confidando in Dio potrete star certi che non vi farà mancare il necessario. Gesù ci assicura che, 'se cerchiamo prima il regno (di Dio) e la Sua giustizia, tutte le altre cose (materiali necessarie) ci saranno date in più' (Salmo 34:10; Matteo 6:25-33).

Quando le nazioni del mondo, guidate dall'arcinemico di Dio, sferreranno il loro attacco a oltranza (di cui abbiamo parlato in un post precedente) contro il "popolo" di Dio (la "Gerusalemme" restaurata), potreste sentirvi in trappola come gli ebrei inseguiti dal faraone davanti al Mar Rosso. Ma proprio come in quell'occasione, il vostro Dio salverà anche voi. È predetto: "Tutte le nazioni mi avevano circondato...come api, ma sono state spente come fuoco di spine... Il Signore (YHWH) è la mia forza e il mio cantico, egli è stato la mia salvezza" (Esodo 15:1,2; Salmo 118:10-12). "Poiché ecco, il giorno viene, ardente come una fornace; allora tutti i superbi e i malfattori saranno come stoppia. Il giorno che viene li incendierà", dice il Signore (YHWH) degli eserciti, "e non lascerà loro né radice né ramo. Ma per voi che avete timore del mio nome spunterà il sole della giustizia, la guarigione sarà nelle sue ali; voi uscirete e salterete, come vitelli fatti uscire dalla stalla". Se avete mai visto un vitello uscire dal recinto saltellando per la gioia di sentirsi libero, potete capire come vi sentirete allora, quando sarete liberati dall'oppressione (Malachia 4:1,2). 

Pensate poi a quando, durante il Millennio promesso, potrete essere sanati da ogni specie di malattia e sofferenza grazie alle benedizioni del Regno di Dio. Dalla "nuova Gerusalemme" discesa in terra (la città di Gerusalemme restaurata e nuova sede del regno di Dio) uscirà il "fiume dell'acqua della vita" sulle cui sponde si troverà "l'albero della vita" e le sue "foglie" saranno "per la guarigione delle nazioni" che accorerranno "di anno in anno" a Gerusalemme per adorare Dio ed essere istruiti da Lui in persona (Ezechiele 47:1-12; Zaccaria 14:16; Isaia 2:1-5; Apocalisse 21:1-4, 24; 22:1,2). Non è questa una buona notizia? Anzi, è "la buona notizia del regno" di cui parlò Gesù (Matteo 24:14). Come abbiamo visto, il regno di Dio porterà benedizioni a tutti i Suoi adoratori fedeli, sia a coloro che faranno parte del regno, sia ai suoi ubbidienti sudditi. Tutti perciò abbiamo molte ragioni per ringraziare Dio della Sua infinita bontà. Il Salmo 118 si apre e si chiude con questa esortazione: "Celebrate il Signore (YHWH), perché egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno" (Salmo 118:1,29).

Ma come possiamo 'celebrare la bontà di Dio'? Basta semplicemente lodarlo pubblicamente perché 'vediamo che è buono' con noi (Salmo 34:8)? Ce lo spiega l'apostolo Pietro citando il Salmo. Ci invita a 'sbarazzarci di ogni cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza'. Se vogliamo vivere ancora molti giorni beneficiando delle promesse del Regno,  dobbiamo 'allontanarci dal male e fare il bene, cercare la pace e adoperarci per essa'. Dio ci guarderà con favore solo se saremo "giusti" e confideremo umilmente in Lui anziché in noi stessi o in altri esseri umani (1 Pietro 2:1-3; Salmo 34:2,8,12-17,22; 118:8,9). 

Quando "questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo", quando tutti sapranno che Dio sarà stato "buono" con i suoi servitori, "verrà la fine" di quelli che si ostineranno ancora nella loro disubbidienza. Per loro la "pietra angolare", Gesù Cristo, sarà causa d'inciampo e distruzione (1 Pietro 2:7,8; Matteo 21:42,44).

A noi invece che vogliamo ubbidire a Dio è detto di 'aspettarlo in silenzio' e di non lamentarci se i "malvagi" (i disubbidienti) sembrano avere la meglio. Alla fine "scompariranno", "saranno sterminati", "periranno", mentre "quelli che sperano" in Lui, "gli umili", "gli uomini integri", "i giusti", "possederanno la terra (promessa da Dio)", "godranno di una gran pace" e "l'abiteranno per sempre" (Salmo 37:7,9,11,18,29).
 
 

lunedì 19 novembre 2018

Temete l'Apocalisse?


Cosa vi fa venire in mente questa parola? Disastri, sciagure senza fine, la "fine del mondo"? Se parliamo del libro biblico chiamato con questo nome, è vero solo in parte. E il film che sarà trasmesso stasera, intorno alle 21,05, su TV2000, "Sa Giovanni - L' Apocalisse", ne darà la prova. Anche se si tratta di una "interpretazione", condivisibile o meno, in alcune scelte, segue abbastanza fedelmente il racconto ispirato con una "resa" cinematografica di forte impatto emotivo. 

Ma prima di introdurvi alla visione della pellicola, che può aiutare a "fissare" alcuni aspetti di cui stiamo discutendo in questi post, vorrei soffermarmi un po' con voi sul significato "intimo" di questo straordinario libro profetico del "Nuovo Testamento", l'ultimo della Bibbia in ordine di stesura. 

Il nome "Apocalisse" deriva da una parola greca, riportata nel primo versetto del libro, che significa fondamentalmente "scoprimento" o "rivelazione". Converrete che ci sta bene l'immagine della rosa che si "schiude" rivelando tutta la sua bellezza.

Cosa viene "scoperto" o "rivelato" in questo libro? "Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni" (Apocalisse1:1). Quindi Dio "rivela" il futuro dell'umanità a Gesù, che a sua volta lo "rivela" all'apostolo Giovanni, il quale lo "rivela" a tutti noi mettendolo per iscritto. Davvero interessante! No? Ma di quale "futuro" si parla? Anche se il libro fu scritto nel 1 secolo d.C, il suo "tempo" profetico non era quello. Giovanni spiega che 'fu rapito dallo Spirito e si trovò nel giorno del Signore'. Dal contesto si evince che è il Signore Gesù, che 'era morto, ma ora vive per i secoli dei secoli' (Apocalisse 1:10,18). Il suo "giorno" è il periodo in cui esercita il potere come re del regno di Dio (Giovanni 8:56; 1 Corinti 1:8). E, in base alle profezie che abbiamo esaminato finora, quel "giorno" sembra molto vicino. Ecco perché l'Apocalisse dovrebbe interessare particolarmente a noi che viviamo in quest'epoca cruciale. La maggior parte delle cose profetizzate in questo libro si adempiranno durante quel "giorno", che finirà nel lontano futuro quando Gesù "consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre" (1 Corinti 15:24).

Ma, oltre a rivelarci "le cose che devono avvenire tra breve", l'Apocalisse ci "rivela" il significato di una primissima profezia della Bibbia. Dopo la ribellione dei nostri primogenitori Dio disse al "serpente": "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno" (Genesi 3:15). L' Apocalisse "rivela" che il "serpente antico" è Satana il Diavolo (Apocalisse 12:9). Nello stesso capitolo si parla anche di "una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo". Alcuni la identificano con Maria, la madre naturale di Gesù. Anche se Maria, "la favorita dalla grazia", riveste un ruolo fondamentale nel proposito di Dio, in quanto partorì "il Figlio dell'Altissimo", e a ragione da quel momento in poi 'tutte le generazioni la chiamano beata (Luca 1:26-38, 48), evidentemente non è la "donna" apparsa a Giovanni. Questa "donna" è quella profetizzata nella Genesi. La Bibbia ci aiuta a capire di chi si tratta. 

Nell' Apocalisse si dice che questa "donna" era "incinta", partorisce tra le doglie e viene perseguitata dal "dragone", " il serpente antico" (Apocalisse 12:2,5,13). Il profeta Isaia parlò di 'una donna incinta che stava per partorire' tra le doglie, "afflitta, sbattuta dalla tempesta". Dal contesto si capisce che si tratta del "popolo" ebraico, prima reso desolato, e poi pieno di "figli", i fedeli che restaureranno la vera adorazione di Dio. Citando questa profezia, l'apostolo Paolo identifica la "donna" con la "Gerusalemme di lassù", il "popolo" ebraico di Dio rientrato nel Suo favore, e i suoi "figli" con i cristiani, ebrei e non, partecipi del regno di Dio (Isaia 26:1,17; 54:1,5,11; Galati 4:26-31;3:28,29). Questa dev'essere la "donna" dell'Apocalisse. Come predetto, nel corso dei secoli, il diavolo ha veramente nutrito "inimicizia" con il "popolo" ebraico, perseguitandolo senza sosta. Ma nel prossimo futuro, dopo che la "donna" avrà partorito i suoi ultimi "figli", sarà di nuovo perseguitata, per "42 mesi" prima e poi per "tre tempi e mezzo", durante la "settimana" di anni che inizierà presto, come spiegato in un post precedente (Apocalisse 11:2; 12:14). 

Alla fine però Gesù, il principale esponente della "progenie" della "donna", "schiaccerà il capo" al "serpente", gettandolo "nello stagno di fuoco e zolfo", simbolo di distruzione totale ed eterna (Apocalisse 20:10). Quello sarà un momento bellissimo per l'umanità, perché sarà eliminata una volta per sempre la fonte di tutto il male!

Come vedete, l'Apocalisse non tratta solo di "guai" o dell'esecuzione dei giusti giudizi di Dio, ma anche del meraviglioso adempimento del proposito di Dio per l'essere umano. 

Consideriamo ora brevemente qualche aspetto saliente del film.

È verosimile che, mentre si trovava in prigione sull'isola greca di Patmos, l'apostolo Giovanni, come racconta il film, incoraggiasse personalmente gli altri cristiani perseguitati, oltre a farlo attraverso lettere (Apocalisse 1:9). Così facendo, dà una toccante prova dell'amore che dovrebbe contraddistinguere i seguaci di Gesù, quel sentimento sincero e disinteressato che spinge a sacrificarci per chi ha bisogno del nostro aiuto (Giovanni 13:35; 1 Giovanni 3:16-18; 4:7-11).

La prima "visione" del film è quella del Signore Gesù che "cammina in mezzo ai candelabri", le "sette chiese" alle quali Giovanni deve inviare le sue lettere (Apocalisse 1:12-20). In seguito l'apostolo vede il "trono" di Dio e l'apertura dei "sette sigilli" che "racchiudono" il futuro e ascolta il suono delle "sette trombe" che annunciano i giudizi di Dio (Apocalisse 4:1-11;5:1-7;6:1-11;8:1,6-12). Particolarmente emozionante è la "visione" della "grande folla" che viene fuori "dalla grande tribolazione" e la "nuova Gerusalemme" che scende dal cielo (Apocalisse 7:9-17; 21:1-4). C'è anche la "donna" di cui abbiamo parlato prima (Apocalisse 12:1,2,5,6,14-16). Il film si conclude con le ultime parole di Giovanni: "Amen! Vieni, Signore Gesù!" (Apocalisse 22:20). 

Finché restiamo dalla parte "giusta", finché rimaniamo nell'amore di Dio e abbiamo "la grazia del Signore Gesù", possiamo attendere con gioia il "dischiudersi" delle parole profetizzate dell'apostolo, pregustare il "profumo di vita" che emanano fin d'ora, e pregare con fede per la sua "venuta" (Apocalisse 22:21; 2 Corinti 2:14-16).

Siete pronti per il "matrimonio dell''Agnello"? (Apocalisse 19:7)



"Felici gli invitati alla cena delle nozze dell'Agnello" dice un angelo all'apostolo Giovanni (Apocalisse 19:9). Chi è l' "Agnello" di cui qui si parla e di quali "nozze" si tratta? Dal contesto si capisce che stiamo parlando del Messia predetto, Gesù Cristo, l' "Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo" attraverso il suo sacrificio (Apocalisse 5:5-9; 21:14; Giovanni 1:29). Il rapporto fra il Cristo e la sua "chiesa" (i suoi seguaci) è paragonato al rapporto fra un uomo e sua "moglie" (Efesini 5:22-32). Ma la "sposa" del Cristo è costituita non da tutti i cristiani, ma solo dai "santi", coloro che parteciperanno al suo Regno (Apocalisse 19:7,8). Questa "relazione" spirituale è "romanticamente" descritta nel "Cantico dei Cantici".

Quando avverrà questo "matrimonio"? L'avvenimento è menzionato dopo che "Dio ha stabilito il suo regno" e dopo la distruzione di "Babilonia la grande" (Apocalisse 19:1-9). Più precisamente, siamo anche dopo l'esecuzione del giudizio di Dio sul mondo intero e dopo che gli ultimi "santi" avranno ricevuto il regno, quando la "nuova Gerusalemme" scenderà dal cielo e "il tabernacolo" di Dio sarà con gli uomini. "E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (Apocalisse 19:11-21; 20:6; 21:1-4,9). Evidentemente quindi questo "matrimonio" avverrà allorché Cristo si riunirà con tutti i suoi "santi" per regnare dalla restaurata Gerusalemme. Gli "invitati" alla "cena nuziale" saranno solo persone approvate da Dio, i "suoi popoli" e"figli", che "gusteranno" le benedizioni derivanti da questa speciale "unione" (Apocalisse 21:3,4,6,7 24,27;22:1,2). 

Come possiamo prepararci per questo "matrimonio"? Se siete stati invitati a un ricevimento nuziale, probabilmente vi procurerete per tempo l'abito adatto all'occasione. Perciò, se fate parte della "sposa" del Cristo, dovreste adornarvi con o
"opere giuste" davanti a Dio (Apocalisse 19:8). Più in generale, anche se non siamo stati "promessi" al Cristo, dovremmo sforzarci di mantenere una coscienza pura, pentendoci dei nostri peccati e dedicandoci a fare la volontà di Dio (Apocalisse 7:9,14; 16:15; 1 Timoteo 1:19; Giacomo 1:27).

Ma c'e qualcos'altro che dovremmo fare fin da ora, mentre aspettiamo l'arrivo dello "sposo". In una parabola Gesù parlò di "dieci vergini", che avrebbero dovuto illuminare con le loro "lampade" lo "sposo" mentre si recava alla "sala delle nozze". Cinque di queste erano state "prudenti", In quanto si erano portate con sé anche dell' "olio" di riserva per le lampade. Le altre cinque erano "stupide", perché "non avevano preso l'olio" come le prime. Perciò, quando "verso mezzanotte" apparve lo sposo, le "stupide" andarono a comprare l'olio che mancava e, nel momento che "arrivò lo sposo", non erano lì ad attenderlo, mentre le "prudenti" "che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa". Le "stupide" persero opportunità di servire lo sposo e assistere al suo matrimonio (Matteo 25:1-12). Cosa rappresenta l' "olio" oggi? Nella Bibbia lo Spirito Santo viene paragonato all'"olio" profumato col quale anticamente, presso il "popolo" ebraico di Dio, si "ungevano" cose, luoghi e persone destinate a uno scopo speciale. Per esempio è scritto che Gesù  fu "unto" con "l'olio di esultanza", ovvero lo Spirito Santo (Ebrei 1:9; Atti 10:38). Dovremmo assicurarci di avere sempre con noi quest' "olio". Nel post precedente è stato spiegato come procurarcelo. 

Ne avremo a sufficienza quando, fra non molto, apparirà "lo sposo", il Messia riceverà il regno in cielo? Se, in quel frangente, durante i predetti "sette anni" di tribolazione, dovessimo perderlo (e nell'ultimo post si è detto come potrebbe accadere), rischieremmo di non essere trovati "pronti" quando infine lo "sposo" arriverà e chiuderà la porta, portando il "giudizio universale". 

Tornando all'esempio di prima, se, oltre ad essere invitati al matrimonio di un vostro amico o parente, foste anche incaricati di svolgere un determinato "compito" per gli sposi, magari il "servizio fotografico" o anche solo scattare qualche foto aggiuntiva, non vi preparereste adeguatamente per tempo? Immaginate invece di dimenticare il "caricabatterie" del telefono cellulare o le "batterie" di riserva della fotocamera. Per andar a prendere l'occorrente all'ultimo minuto, rischiereste di non tornare in tempo e potreste perderdervi qualche momento importante della cerimonia! Che figura fareste! Capite l'importanza di essere sempre "pronti" per l'arrivo dello "sposo", godendo sempre dell'approvazione di Dio per avere il Suo Spirito Santo, in modo da trovarci "idonei" al Suo servizio? 

"Quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli (lo "sposo") è proprio alle porte" disse Gesù. Quando l'intero "segno" della Sua presenza come re si sarà adempiuto, dopo i "sette anni" predetti, in un momento imprecisato lo "sposo" arriverà e chiuderà la porta.  "Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. ... Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà" (Matteo 24:33,36,44).

Speriamo di poter infine "entrare" con lui ed essere fra gli "invitati" che beneficeranno del "matrimonio dell'Agnello". "L'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita". Dio "tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 7:17; 21:4).

Avete lo "spirito" di Dio?



Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. La prima volta in cui nella Bibbia si menziona lo "spirito" di Dio è in riferimento alla creazione del mondo. "Lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque" (Genesi 1:1,2). Quale immagine vi suggerisce se non quella di una leggera "brezza" che si muove sull'acqua, magari di un mare al tramonto?

In tal caso non siamo lontani dalla verità. Le parole ebraiche e greche che si riferiscono allo "spirito" danno l'idea di una "forza" invisibile simile al vento. Mediante questo "spirito" Dio creò anche l'essere umano e ci mantiene in vita (Salmo 104:29, 30). Potremmo paragonarlo, anche se solo molto lontanamente, ma giusto per capirci, all' "energia" elettrica che fa funzionare un elettrodomestico. La Bibbia spiega che persone che avevano lo "spirito di Dio", questa speciale "energia", erano in grado di fare cose straordinarie, come interpretare i sogni, mostrare particolare abilità tecniche o artistiche, sviluppare potenza fisica, svolgere "incarichi" speciali, ricordare determinati pensieri spirituali, predicare la parola di Dio in modi insoliti, o accrescere qualità positive. 

Proprio come l' "energia" elettrica permette a un elettrodomestico di funzionare a regime (d'altra parte anche solo una diminuizione di tale energia può determinarne un "malfunzionamento"), così lo "spirito di Dio", o "Spirito Santo", può potenziare enormemente le nostre capacità sia fisiche che spirituali per permetterci di compiere la Sua volontà  (Genesi 41:38; Esodo 28:3; 31:3-6; Giudici 14:6, 19; Isaia 61:1-3; Matteo 10:19,20; Atti 2:1-4; Galati 5:22).

Ma come si fa ad avere lo "spirito di Dio"? Dopo che aveva peccato commettendo adulterio con Betsabea il re Davide supplicò Dio di non 'togliergli il suo santo spirito' (Salmo 51:11). Se perseveriamo nel peccato volontariamente senza pentirci, non possiamo beneficiare dello Spirito Santo. Se ci lasciamo dominare dai desideri peccaminosi, non saremo guidati dallo spirito di Dio. Viceversa, se ci mettiamo in condizione di riceverlo, Dio ce lo darà e non seguiremo i desideri "carnali" (Isaia 63:10; Efesini 4:30; Galati 5:16,17,19-21). Gesù disse che Dio "donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono". È quindi fondamentale pregare Dio con fede e amore di donarci il Suo Spirito e poi "vivere per lo Spirito", comportandoci in modo degno (Luca 11:13; Galati 5:24,25).

Questo però non significa che Dio dona il Suo "spirito" solo a chi è "perfetto", a chi non sbaglia mai o crede di saper tutto sulla volontà di Dio. Altrimenti l'avrebbe dato solo a Gesù Cristo, l'unico essere umano veramente senza peccato dopo Adamo. Invece lo diede ai suoi apostoli, nonostante sbagliassero in più occasioni. Anzi, è proprio per sopperire alle nostre mancanze che Dio ce lo manda, come un "consolatore", permettendoci di 'rimanere nell'amore di Dio' (Giovanni 14:20; Romani 8:26; 1 Corinti 2:10-12; Giuda 20,21).

Tutti i cristiani, tutti coloro che sono uniti dalla fede in Gesù e dal sincero amore per Dio e per gli altri, a prescindere da dove si trovino nel mondo o della nazionalità di appartenenza, ricevono in misura e modi diversi lo Spirito Santo per l'edificazione spirituale di sé stessi e degli altri cristiani. 
Ognuno riceve da Dio un "dono" dello Spirito diverso, una particolare "capacità" potenziata dallo spirito santo, "a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune". 

E proprio come le diverse parti di un corpo umano concorrono a far funzionare l'intero corpo, anche noi dovremmo concorrere insieme con gli altri al buon "funzionamento" del "corpo" costituito dai fedeli cristiani, mettendo il nostro "dono" a disposizione degli altri, e avendo "la medesima cura" gli uni per gli altri. Siamo umili se riconosciamo di aver bisogno dell'incoraggiamento che gli altri possono darci (1 Corinti 12:1-25; 1 Pietro 5:9). "Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri" (1 Pietro 4:10). 

Questo ci ricorda due parabole di Gesù, quella del "servo fedele e prudente" incaricato di provvedere al mantenimento degli altri domestici e quella dei "servi" ai quali il loro padrone affidò dei "talenti", somme di denaro da far fruttare. In qualità di 'servi fedeli e prudenti', ciascuno di noi che ha ricevuto un particolare "dono" dello Spirito Santo dovrebbe farlo fruttare per contribuire al "mantenimento" spirituale dei nostri "fratelli in fede, di tutti coloro che condividono la nostra fede nello stesso Signore. Se, invece, ce lo tenessimo egoisticamente per noi, non pensando agli altri, o (peggio) iniziassimo a disprezzare lo Spirito Santo o a maltrattare gli altri credenti, magari criticandoli, dovremmo renderne conto (Matteo 24:45-51; 25:14-30; Romani 14:1-4). 

Nel prossimo post vedremo quant'è importante avere lo "spirito" di Dio, specialmente per noi che viviamo in questo particolare periodo della storia. Non ve lo perdete!😉

venerdì 16 novembre 2018

Siete pronti per "il giorno di Geova*"?



* "Geova" è la traslitterazione italiana del nome ebraico Dio "YHWH" (Salmo 83:18). Altri lo rendono con "Yahweh" o con nomi simili. La differenza di pronuncia deriva dal fatto che anticamente la lingua ebraica non aveva vocali scritte, ma solo consonanti. Le vocali venivano aggiunte nella pronuncia. Dal momento che la pronuncia del nome di Dio si è persa col tempo, nessuno sa con certezza come fossero pronunciate in origine quelle quattro consonanti (YHWH). Lascio a ognuno la possibilità di "chiamare" l'unico vero Dio, Creatore del cielo e della terra, nel modo più "vicino" alla propria sensibilità. Qui e altrove userò talvolta il nome "Geova" perché è la pronuncua comunemente riconosciuta in italiano, senza alcun collegamento a qualche particolare fede o gruppo religioso. 

Innanzitutto cerchiamo di capire insieme a cosa si riferisce la Bibbia quando menziona questo "giorno". E poi in che senso è il "giorno" di Dio? Cos'ha di speciale rispetto agli altri "giorni"? "l'uomo sarà umiliato... il Signore (YHWH) solo sarà esaltato in quel giorno. Infatti il Signore (YHWH) degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è orgoglioso e altero, e contro chiunque s'innalza, per abbassarlo" (Isaia 2:9,11,12). Quindi è il "giorno" in cui Dio rivendicherà la sua supremazia su tutti gli esseri umani, specialmente su quelli che si vorrebbero mettere a livello di Dio. Che presunzione! 

Più avanti nella Bibbia, dopo che Dio ha annunciato il suo giudizio contro "Babilonia" (Isaia 13:1,4,5), si legge che "il giorno del Signore (YHWH) è vicino" (Isaia 13:6). Perciò questo "giorno" comprenderà l'esecuzione del giudizio di Dio contro la moderna "Babilonia", l'infedele Israele, allorché le nazioni del mondo, in particolare quelle rappresentate dal "re del settentrione" della profezia di Daniele, la devasteranno (Lamentazioni 1:1,12; Ezechiele 7:2,19; Gioele 1:14,15; 2:1,2; Sofonia 1:4, 14). Ma non solo "Babilonia" subirà il giudizio di Dio in quel "giorno". "Poiché il Signore (YHWH) è indignato contro tutte le nazioni, è adirato contro tutti i loro eserciti....è il giorno di vendetta del Signore (YHWH), l'anno della retribuzione per la causa di Sion" (Isaia 34:2,8; Geremia46:1,10; Amos 5:1,18). 

Attraverso il Messia incoronato re del Suo regno, Dio giudicherà nel suo "giorno" tutte le nazioni (o le persone di qualsiasi nazione) per il male arrecato a "Sion", al suo "popolo" ebraico. Si noti pure che non si tratterà di un giorno letterale di ventiquattro ore, perché è chiamato anche "anno di retribuzione", un periodo di tempo indeterminato nel quale Dio eseguirà prima il giudizio sugli ebrei infedeli e poi sul mondo intero, "sul Giudeo (gli ebrei di nascita) prima e poi sul Greco (i non ebrei)" (Romani 2:6-9,16; Atti 17:31; Malachia 3:1-3). Quest'ultimo giudizio avverrà, come abbiamo già visto, quando il Messia "tornerà" a separare i "giusti" dagli "ingiusti", che subiranno l'esecuzione materiale del giudizio poco dopo, nella "battaglia del gran giorno del Dio onnipotente", che è anch'essa definita "il giorno di Geova" (Ezechiele 30:2,3; Gioele 3:2,14; Abdia 15; Abacuc 3:12,16; Sofonia 3:8; Zaccaria 14:2-9; Apocalisse 16:15,16).

Nella Bibbia sono descritti altri "giorni del giudizio", che ci danno un'idea di come sarà quest'altro "giorno" che culminerà con il giudizio del mondo intero. Ai tempi di Noè il "giorno del giudizio" iniziò quando Dio decretò la fine di quel mondo e terminò con il diluvio. Anche Sodoma e Gomorra subirono un "giorno del giudizio" quando Dio vide attraverso i Suoi messaggeri angelici la malvagità dei loro abitanti e poi le distrusse completamente col fuoco (2 Pietro 2:5-9). Ai tempi di Mosè il "giorno del giudizio" sul potente Egitto cominciò con le "dieci piaghe" e finì quando il Mar Rosso sommerse l'esercito del faraone. In tutti questi casi il "giorno del giudizio" durò più di ventiquattro ore letterali, iniziò con la pronuncia del giudizio in segno di avvertimento e condanna e terminò con l'esecuzione materiale di quel giudizio. E ogni volta ci furono dei superstiti, non fu mai una "fine del mondo" totale. Possiamo aspettarci qualcosa del genere quando Dio porterà, nei prossimi anni (come sembrano indicare le profezie bibliche), il Suo "giorno".

Ma come sarà "il giorno di Geova"? "Quel giorno è un giorno d'ira, un giorno di sventura e di angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e di caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità, un giorno di squilli di tromba e di allarme contro le città fortificate e le alte torri" (Sofonia 1:15,16). Il profeta Abacuc descrive il suo stato d'animo quando ebbe la "premonizione" di quel "giorno": "Ho udito, e le mie viscere fremono, le mie labbra tremano a quel rumore. Un tarlo mi entra nelle ossa, io tremo a ogni passo; aspetto in silenzio il giorno dell'angoscia" (Abacuc 3:16). La ragione di tanto sconforto è presto detta. Sarà un periodo davvero "buio" per il mondo intero, caratterizzato da "guerre", "carestie", "terremoti in vari luoghi" e "grande tribolazione" (Matteo 24:6,7,21). Per così dire, gli angeli di Dio "suoneranno" le "sette trombe", annunciando i giudizi di Dio, attraverso i "messaggeri" terreni, "i due testimoni" (ebrei fedeli che faranno parte del regno di Dio), e li eseguiranno versando le "sette coppe dell'ira di Dio" (Apocalisse 8:6-13; 9:1-21; 11:3-6, 15; 16:1-21). 

Ma non sarà solo un periodo brutto. Quando "il regno del mondo" sarà stato trasferito a Dio e "al suo Cristo", e Dio avrà 'preso in mano il suo gran potere e avrà stabilito il suo regno' (intorno al 4 aprile 2019 come sembra), 'le nazioni si adireranno', dice la profezia, ma arriverà pure la Sua ira e "il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio" ai suoi "servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono" il Suo nome, e (infine) "di distruggere quelli che distruggono la terra" (Apocalisse 11:15-18; Daniele 2:44). 

Come abbiamo già visto nei post precedenti, in quel tempo anche i morti saranno risuscitati per ricevere il giudizio di Dio, il premio della vita eterna o la condanna eterna (Giovanni 5:28,29). Fra i risuscitati ci saranno pure i "profeti" e altri fedeli adoratori di Dio del passato (Matteo 13:28,29). I primi "santi" che riceveranno il premio saranno gli apostoli di Gesù, allorché saranno risuscitati con corpi spirituali per "giudicare le dodici tribù d'Israele" (Matteo 19:28). Gli altri "santi" scelti per regnare con Cristo, che saranno ancora in vita, aspetteranno il momento in cui saranno "rapiti" per "incontrare il Signore (Gesù) nell'aria" (2 Tessalonicesi4:15-17). Tutti gli altri che 'temeranno il suo nome', avendone rispetto, saranno fra le "pecore" che il Cristo giudicherà degni della vita eterna (Matteo 25:31-34, 46). 

Dovremo vivere con angoscia questo "giorno"? No, se saremo dalla parte giusta! 😉 Quelli che "distruggono" il mondo con la loro cattiveria e ribellione a Dio dovranno temere la Sua ira. "Gli uomini (disubbidienti) verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo", predisse Gesù. "Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi", disse ai discepoli fedeli, "alzate la testa, perché la vostra liberazione si avvicina" (Matteo 21:26-28).

Come dovremmo comportarci in attesa di quel "giorno"? L'apostolo Paolo ci invita a non giudicare male gli altri per non ricevere l'avverso giudizio di Dio, a non essere ostinati e impenitenti, a non praticare l'ingiustizia e il male, ma ad avvalerci della misericordia di Dio. "Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?" chiede. Dio ci sta ora tendendo, per così dire, la Sua mano perché vuole aiutarci ad essere salvati quando verrà il Suo giorno e "renderà a ciascuno secondo le sue opere": "vita eterna", "gloria, onore e pace" a quelli che perseverano nel fare il bene (Romani 2:1-10).

Anche San Pietro ci ammonisce: "Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisce, ma che tutti giungano al ravvedimento. ... quale sorta di persone dovete essere voi, in santità di condotta e opere di santa devozione, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio...! Perciò, carissimi, aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili nella pace" (2 Pietro 3:11,12,14).

Ricordiamoci che, durante il "giorno di Geova", "chi si esalta" presuntuosamente contro Dio "sarà umiliato", ma chi si sottomette umilmente alla Sua volontà "sarà esaltato" (Matteo 23:12; Giacomo 4:10). Auguriamoci di poter nutrire la stessa speranza del profeta Abacuc, il quale, pur avvertendo la "serietà" della situazione, si sentiva tranquillo. "Mi rallegrerò nel Signore (YHWH)", concluse, "esulterò nel Dio della mia salvezza. Dio, il Signore, è la mia forza; egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve e mi farà camminare sulle alture" (Abacuc 3:18,19).