Vi
capita mai di essere così oppressi dai problemi, da sentirvi senza
forza e impotenti? Forse, tutto a un tratto, vi siete ritrovati senza un
lavoro, avete perso la "sicurezza economica", o soffrite di un disturbo
o di una malattia cronica che non vi dà tregua. Vi sentite indegni,
inadeguati, magari soli e abbandonati, state così male che una parte di
voi vorrebbe farla finita. Se siete in una situazione del genere, è più
che normale scoraggiarsi. Ma ricordate che ora non siete più soli! Il
vostro Creatore, l' "Iddio di ogni conforto", vi ama e desidera con
tutto il cuore aiutarvi a ritrovare la felicità (2 Corinti 1:3,4). Egli è
come un raggio di sole che ilumina il viso in una giornata nuvolosa,
come il calore che emana da un camino mentre fuori piove e fa freddo.
Non siete attratti dal Suo amore?
Esaminiamo
insieme due esempi riportati nella Bibbia di persone come noi che
dovettero affrontare grossi problemi, ma furono "confortati" da Dio. Il
loro atteggiamento può aiutarci a far fronte anche alle nostre
difficoltà. Prendete Giobbe. Non era ebreo, ma "il più grande di tutti
gli Orientali", indigeni delle tribù arabe situate a oriente della
Palestina. Si comportava bene agli occhi di Dio (Giobbe 1:1-3). Direte,
facile, non gli mancava niente! Aspettate. È vero che era ricco, ma non
adorava Dio solo quando le cose andavano bene. Pensate che nel giro di
pochissimo tempo perse tutto ciò che aveva, i figli morirono, la moglie
gli si rivoltò contro, e, come se non bastasse, gli venne una brutta
malattia che lo faceva soffrire maledettamente, tanto che desiderava
morire (Giobbe 1:13-19;2:7-9;17:13-16). Giobbe non lo sapeva, ma quei
problemi gli erano stati causati direttamente dal nemico della vita,
Satana il Diavolo, il quale sosteneva che Giobbe si comportasse bene
solo perché Dio gli aveva dato tutto, non perché Lo amasse. Dio permise
all' "accusatore" di provare le sue "accuse", privando Giobbe perfino
della salute (Giobbe 1:6-12;2:2:1-7).
Perciò,
se soffrite, non saltate subito alla conclusione che ve lo siete
meritato, che Dio sia il responsabile, o (peggio) che non esista
affatto. Il più delle volte la causa dei nostri problemi, direttamente o
indirettamente, può essere ricondotta al diavolo, che è la
personificazione del Male. Fu lui che spinse i primi esseri umani a
ribellarsi a Dio, che avrebbe voluto darci, fin da subito, un bellissimo
"paradiso" in cui vivere. Invece, per colpa del diavolo, il "peccato" e
la morte sono stati trasmessi a tutti i discendenti (Genesi 3:1-6;
Romani 5:12). Per di più, proprio come nel caso di Giobbe, Satana
potrebbe sostenere che crediamo in Dio solo finché le cose ci vanno
bene. Dio può permettere che noi soffriamo per rispondere alle sue
"accuse" (Apocalisse 12:10; Proverbi 27:11).
Come
si comportò Giobbe quando fu sommerso dai problemi? Perse un po'
l'equilibrio, si vantò della sua innocenza e arrivò a pensare che quelli
che si comportavano male se la passassero meglio (Giobbe 21; 31; 33).
Ma non abbandonò mai Dio e col tempo capì di essersi sopravvalutato
(Giobbe 27:1-5;42:1-6). Alla fine Dio ristabilì Giobbe dalla sua
malattia, lo benedisse anche materialmente e gli diede una famiglia
numerosa e felice (Giobbe 42:12-17). Giobbe aveva fornito una "risposta"
convincente all' "accusatore", dimostrando di continuare ad amare Dio
anche nei problemi.
Prendete
ora il caso di una donna che aveva una bella famiglia, composta da un
marito e due figli. I problemi cominciarono quando, a causa di una
carestia, dovettero lasciare il paese e trasferirsi altrove. Poi rimase
vedova, e in seguito anche i suoi figli, che nel frattempo si erano
sposati, morirono, lasciandola sola con le nuore. Immaginate come si
dovette sentire (Rut 1:1-5). La donna si chiamava Naomi, ebrea di
nascita, ma disse che avrebbe cambiato il nome in "Mara" perché era
piena di "amarezza" (Rut 1:20). Le nuore, Orpa e Rut, non erano ebree,
ma, sposandosi con i suoi figli, evidentemente incominciarono ad adorare
l' "Iddio d'Israele".
L'
anziana suocera voleva trascorrere la vecchiaia nel paese di origine e
le invitò a tornarsene dai propri parenti, dove si sarebbero potute
risposare. Mettetevi ora nei panni di queste ragazze. Si erano
affezionate a Naomi e non volevano abbandonarla. Ma alla fine, dopo un
po' di insistenza da parte di Naomi, "Orpa baciò la suocera", e 'se ne
tornò al suo popolo e ai suoi dèi', "ma Rut non si staccò da lei". "Non
pregarmi di lasciarti", disse a Naomi. "Perché dove andrai tu, andrò
anch'io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio
popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio" (Rut 1:6-16). Che dimostrazione di
affetto, non solo per l'anziana suocera, ma anche per l' "Iddio
d'Israele"! Rut fu disposta a lasciare la sua famiglia di origine e la
sua nazione, con tutte le usanze e le comodità, per trasferirsi in un
paese straniero, senza sapere a cosa sarebbe andata incontro. Voi lo
avreste fatto? Lo aveva fatto Naomi, anni prima, quando si era
trasferita dal proprio paese e, nonostante i problemi, Dio l'aveva
benedetta con una nuora così affezionata!
Anche
Rut confidò in Dio e seguì senza riserve la suocera. Non poteva certo
aspettarsi che proprio lì, nel suo nuovo paese, avrebbe sposato un
brav'uomo e partorito un bambino, antenato del Messia promesso! E Naomi
ebbe la gioia di stringerlo fra le braccia! Le sue amiche le dissero: "Egli
consolerà l'anima tua e sarà il sostegno della tua vecchiaia; l'ha
partorito tua nuora che ti ama e che vale più di sette figli" (Rut
1:22;4:13-22; Matteo 1:1,5,16). Questa storia ci insegna che, anche se
al momento non vediamo, per così dire, la luce all'orizzonte, perché
offuscati dai problemi, la vita potrebbe riservarci piacevoli sorprese.
L'importante è non perdere mai la fede in Dio, essendo sicuri che non ci
farà mai mancare ciò di cui abbiamo veramente bisogno (Matteo 6:33;
Ebrei 11:6).
Ricordate
che sia Giobbe che Rut non erano ebrei, eppure Dio li benedisse
ugualmente perché confidavano in Lui. "Dio non fa distinzioni, ma in
qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito" (Atti
10:34,35). Perciò, ovunque vi troviate, l'amore di Dio può raggiungervi e
sostenervi mentre affrontate i vostri problemi. È profetizzato che
persone di ogni nazione avrebbero aiutato gli ebrei fedeli a
"restaurare" l'adorazione di Dio nella "terra promessa" ai loro
patriarchi. "Avverrà che dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni
piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: 'Noi verremo
con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi'" (Zaccaria 8:20-23). Non
vi ricordano queste parole quelle che pronunciò Rut a Naomi, "il tuo
Dio sarà il mio Dio"?
Anche
voi potete partecipare al grandioso adempimento di questa profezia
nella misura in cui contribuirete alla "restaurazione" predetta. Se
conoscete persone di discendenza ebraica, aiutatele prima di tutto a
"costruire" il loro "tempio" personale, che, come abbiamo visto nel post
precedente, rappresenta una "personalità" cristiana in armonia con la
volontà di Dio (1 Corinti 3:10-16). Poi, se dovessero trovarsi nel
bisogno, siate pronti a soddisfare le loro necessità (Matteo 25:35-40). E
se ne avrete l'opportunità, aiutateli quando sarà il momento di
"restaurare" Gerusalemme anche in senso letterale (Isaia 60:6-10). Rut
fu benedetta per aver mostrato amore a una fedele donna ebrea. Dio
potrebbe benedire anche voi in modi inaspettati.
Qualunque
cosa accada, qualunque problema dovesse capitarvi, non abbandonate mai
la "mano" di Colui che può aiutarvi. Grazie alla Sua "grande potenza",
'saremo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo;
perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati;
atterrati, ma non uccisi' (2 Corinti 4:7-9). Sono "felici quelli che
hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di
Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché
il Signore è pieno di compassione e misericordioso" (Giacomo 5:11).
Possiamo
star certi che sia Giobbe che Naomi e Rut saranno fra i "giusti" che
Dio riporterà in vita durante il Suo prossimo "giorno". Giobbe infatti è
ricordato anche per la sua "giustizia" e Naomi e Rut furono premiate
per la loro fedeltà (Atti 24:15; Ezechiele 14:14). Immaginate che gioia
sarà per loro poter rivedere i loro cari e l'adempimento futuro delle
altre promesse di Dio. E pensate alla gioia che potreste provare voi nel
fare la loro conoscenza! Non è una cosa di tutti i giorni rivedere
persone morte da tantissimi anni, in carne ed ossa, nel loro aspetto
migliore! Non è una speranza per la quale vale la pena di lottare?
È
come se steste partecipando a una "gara" di corsa e vedeste ai lati
della strada tante persone che vi incoraggiano a non darvi per vinti. L'
esempio dei fedeli del passato, come Giobbe, Naomi e Rut, ci sprona ad
andare sempre avanti. "Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una
così gran schiera di testimoni, deponiamo ogni peso ("scaricando" ogni
problema pesante su Dio) e il peccato che così facilmente ci avvolge, e
corriamo con perseveranza la gara che ci è posta dinanzi, fissando lo
sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta" (Ebrei
12:1,2).