Premetto che in questo, come in ogni altro, post del mio
account (e di quelli collegati) non intendo esaltare mai una razza al di
sopra dell'altra né sostenere un movimento politico o un governo contro
altri e nemmeno prendere le parti di una determinata fede religiosa.
Ognuno è libero di professare le proprie idee nel rispetto degli altri.
Detto questo, un aspetto fondamentale della mia "missione"
di fede, indicata dal profeta Isaia, consiste nel 'mettere, dare agli
afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di
dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto' (Isaia
61:1-3).
Per capire di cosa si tratta, è utile confrontare altri
passi biblici che fanno luce sull'argomento. Ne cito solo qualcuno. Un
altro profeta ebreo, Zaccaria, vide in visione "il sommo sacerdote
Giosuè" vestito con abiti sporchi e malandato. L'angelo di Dio disse a
quelli che erano con lui: "Levategli di dosso le vesti sudicie!" Poi
disse a Giosuè: "Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho
rivestito di abiti magnifici". Gli misero pure un "turbante pulito" in
testa, degno del suo incarico sacerdotale (Zaccaria 3:1-3).
Dal contesto si capisce che il sommo sacerdote Giosuè
rappresentava la restaurazione dell'adorazione di Dio a Gerusalemme dopo
un periodo di esilio e di abbandono. Ci sono ragioni sufficienti per
credere che tale restaurazione avverrà di nuovo nel prossimo futuro.
Come disse a Giosuè, Dio eliminerà "l'iniquità" dagli ebrei che si sono
allontanati da Lui, così che potranno adempiere all'incarico che ha loro
affidato.
Attraverso il profeta Malachia Dio predisse, rivolgendosi
agli ebrei: "Ecco, vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno
del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri
verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri" (Malachia 4:5).
Queste parole si adempirono inizialmente nella persona di Giovanni il
Battista che annunciava la venuta del Messia promesso (Luca 1:17). Il
suo messaggio, indirizzato agli ebrei, era: "Ravvedetevi, perché il
regno dei cieli è vicino" (Matteo 3:2). In questi versetti si parla di
"pentimento" e di "conversione", di un ravvicinamento a qualcosa di
precedente. Ma a cosa? "Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo, al
quale io diedi sull'Oreb, leggi e precetti, per tutto Israele" (Malachia
4:4).
Qui Dio vuole ricordare a tutti gli ebrei l'episodio in cui
i loro antenati, da poco usciti dalla schiavitù in Egitto passando
attraverso il Mar Rosso, si accamparono ai piedi del Monte Sinai
(sinonimo di Oreb) per ricevere la Sua Legge, che comprendeva i
cosiddetti "Dieci Comandamenti". In quell'occasione Dio promise agli
ebrei che coloro che avessero osservato i suoi comandamenti sarebbero
diventati "un regno di sacerdoti e una nazione santa" (Esodo 19:5,6). In
seguito Mosè, loro condottiero, ribadì questa promessa dicendo che Dio
li avrebbe benedetti finché fossero rimasti vicini a Lui, ma che li
avrebbe abbandonati se si fossero allontanati (Deuteronomio capitoli 28 e
29). Già ai loro patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe aveva promesso
che gli ebrei fedeli sarebbero stati una "benedizione" per persone di
tutte le nazioni (Genesi 26:4). Infatti dalla loro discendenza sarebbe
venuto il Messia che avrebbe reso possibile la salvezza per ogni uomo.
Ma prima si parlava anche di "restaurazione". Nell'ultimo libro della
Bibbia, Rivelazione o Apocalisse, viene vista una "Nuova Gerusalemme",
una città futura sulle cui porte saranno simbolicamente scritti i nomi
"delle dodici tribù dei figli d'Israele" (Rivelazione 21:10-12).
Alla luce di tutti questi riferimenti biblici (e di altri
che potrò indicarvi in privato se vorrete), Dio ci fa capire che bisogna
annunciare agli "afflitti di Sion" (le persone di discendenza ebraica)
che Lui è pronto a dare "un diadema" (il potere regale), "un mantello", o
"abiti magnifici", e "un turbante pulito" (l'incarico sacerdotale) a
quelli di loro che chiamerà a far parte del "regno dei cieli". Ma perché
possano ricevere questo privilegio è necessario che si pentano dei loro
peccati contro Dio e si convertano per fare la Sua volontà.
Per tutti gli altri, che non sono ebrei, valgono le parole
che rivolgerà loro il Messia promesso quando verrà a giudicare il mondo.
A quelli che giudicherà positivamente ne spiegherà il motivo: "Perché
ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui
straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi
visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi. ... in quanto lo avete
fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me" (Matteo
25:31-40). I "fratelli" del Messia sono in primo luogo i suoi discepoli
ebrei che faranno parte del Regno di Dio. Se "accoglieremo" con fede e
amore, in maniera degna del loro incarico, queste persone di "sangue"
ebreo, eredi delle promesse fatte ai loro antenati, sostenendoli
moralmente e anche fisicamente, qualora ce ne fosse bisogno, potremo
attendere con fiducia la venuta del Regno di Dio e gustarne le
benedizioni quando 'la Sua volontà si farà anche sulla terra' (Matteo
10:40-42; 25:34).
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