venerdì 16 novembre 2018

PER PERSONE DI DISCENDENZA EBRAICA E PER TUTTI GLI ALTRI


Se sei di nazionalità ebraica o se credi di avere nei tuoi geni "sangue" ebreo, se pensi di discendere, anche per vie traverse, da lontani antenati ebrei, leggi con particolare attenzione questo post. Se invece non lo sei, leggilo comunque, perché può essere di importanza vitale per tutti. 
 
Premetto che in questo, come in ogni altro, post del mio account (e di quelli collegati) non intendo esaltare mai una razza al di sopra dell'altra né sostenere un movimento politico o un governo contro altri e nemmeno prendere le parti di una determinata fede religiosa. Ognuno è libero di professare le proprie idee nel rispetto degli altri. 

Detto questo, un aspetto fondamentale della mia "missione" di fede, indicata dal profeta Isaia, consiste nel 'mettere, dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto' (Isaia 61:1-3). 

Per capire di cosa si tratta, è utile confrontare altri passi biblici che fanno luce sull'argomento. Ne cito solo qualcuno. Un altro profeta ebreo, Zaccaria, vide in visione "il sommo sacerdote Giosuè" vestito con abiti sporchi e malandato. L'angelo di Dio disse a quelli che erano con lui: "Levategli di dosso le vesti sudicie!" Poi disse a Giosuè: "Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici". Gli misero pure un "turbante pulito" in testa, degno del suo incarico sacerdotale (Zaccaria 3:1-3). 

Dal contesto si capisce che il sommo sacerdote Giosuè rappresentava la restaurazione dell'adorazione di Dio a Gerusalemme dopo un periodo di esilio e di abbandono. Ci sono ragioni sufficienti per credere che tale restaurazione avverrà di nuovo nel prossimo futuro. Come disse a Giosuè, Dio eliminerà "l'iniquità" dagli ebrei che si sono allontanati da Lui, così che potranno adempiere all'incarico che ha loro affidato. 

Attraverso il profeta Malachia Dio predisse, rivolgendosi agli ebrei: "Ecco, vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri" (Malachia 4:5). Queste parole si adempirono inizialmente nella persona di Giovanni il Battista che annunciava la venuta del Messia promesso  (Luca 1:17). Il suo messaggio, indirizzato agli ebrei, era: "Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Matteo 3:2). In questi versetti si parla di "pentimento" e di "conversione", di un ravvicinamento a qualcosa di precedente. Ma a cosa? "Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo, al quale io diedi sull'Oreb, leggi e precetti, per tutto Israele" (Malachia 4:4).

Qui Dio vuole ricordare a tutti gli ebrei l'episodio in cui i loro antenati, da poco usciti dalla schiavitù in Egitto passando attraverso il Mar Rosso, si accamparono ai piedi del Monte Sinai  (sinonimo di Oreb) per ricevere la Sua Legge, che comprendeva i cosiddetti "Dieci Comandamenti". In quell'occasione Dio promise agli ebrei che coloro che avessero osservato i suoi comandamenti sarebbero diventati "un regno di sacerdoti e una nazione santa" (Esodo 19:5,6). In seguito Mosè, loro condottiero, ribadì questa promessa dicendo che Dio li avrebbe benedetti finché fossero rimasti vicini a Lui, ma che li avrebbe abbandonati se si fossero allontanati (Deuteronomio capitoli 28 e 29). Già ai loro patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe aveva promesso che gli ebrei fedeli sarebbero stati una "benedizione" per persone di tutte le nazioni (Genesi 26:4). Infatti dalla loro discendenza sarebbe venuto il Messia che avrebbe reso possibile la salvezza per ogni uomo. Ma prima si parlava anche di "restaurazione". Nell'ultimo libro della Bibbia, Rivelazione o Apocalisse, viene vista una "Nuova Gerusalemme", una città futura sulle cui porte saranno simbolicamente scritti i nomi "delle dodici tribù dei figli d'Israele" (Rivelazione 21:10-12). 

Alla luce di tutti questi riferimenti biblici (e di altri che potrò indicarvi in privato se vorrete), Dio ci fa capire che bisogna annunciare agli "afflitti di Sion" (le persone di discendenza ebraica) che Lui è pronto a dare "un diadema" (il potere regale), "un mantello", o "abiti magnifici", e "un turbante pulito" (l'incarico sacerdotale) a quelli di loro che chiamerà a far parte del "regno dei cieli". Ma perché possano ricevere questo privilegio è necessario che si pentano dei loro peccati contro Dio e si convertano per fare la Sua volontà. 

Per tutti gli altri, che non sono ebrei, valgono le parole che rivolgerà loro il Messia promesso quando verrà a giudicare il mondo. A quelli che giudicherà positivamente ne spiegherà il motivo: "Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi. ... in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me" (Matteo 25:31-40). I "fratelli" del Messia sono in primo luogo i suoi discepoli ebrei che faranno parte del Regno di Dio.  Se "accoglieremo" con fede e amore, in maniera degna del loro incarico, queste persone di "sangue" ebreo, eredi delle promesse fatte ai loro antenati, sostenendoli moralmente e anche fisicamente, qualora ce ne fosse bisogno, potremo attendere con fiducia la venuta del Regno di Dio e gustarne le benedizioni quando 'la Sua volontà si farà anche sulla terra' (Matteo 10:40-42; 25:34).

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