Premetto che, mentre sono assolutamente sicuro
dell'adempimento delle profezie bibliche, non posso essere altrettanto
certo sui tempi e sui modi del loro adempimento.
Detto questo, mettetevi nei panni del profeta Daniele, il
quale, mentre stava ancora supplicando Dio di perdonare i peccati suoi e
del suo popolo, ricevette la visita di un messaggero angelico, chiamato
Gabriele. “Quando hai cominciato a pregare c'è stata una risposta (da
Dio) e io sono venuto a comunicartela, perche tu sei molto amato”
(Daniele 9:23). Dio certamente ci ama in quanto sue creature, ma ancora
di più nella misura in cui ci avviciniamo a Lui e a tempo debito
risponderà a tutte le nostre domande (Giacomo 1:5).
Per esempio, rispondendo alla domanda su quando sarebbe
stata restaurata l'adorazione di Dio, Gabriele dice: “Settanta settimane
sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per
far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare
l'iniquità e stabilire una giiustizia eterna, per sigillare visione e
profezia e per ungere il luogo santissimo”. Analizziamo queste parole
dense di significato. L'angelo suddivide poi questo periodo in 69
settimane e nell'ultima settimana, la settantesima. Quanto sarebbero
durate queste 69 settimane? Daniele e gli altri ebrei che ascoltarono
sapevano che, in genere, quando Dio parla di “settimane” (al plurale) si
riferisce a settimane letterali di sette giorni ciascuna (Deuteronomio
16:9-11).
Ma l'ultima “settimana” non è un periodo di sette giorni,
bensì di sette anni. Lo comprendiamo confrontando altre profezie
parallele. Gabriele dice che “il popolo di un capo che verrà” “in mezzo
alla settimana farà cessare sacrificio e offerta”. E più avanti lo
stesso periodo si dice che dura “Un tempo, dei tempi e la metà di un
tempo (tre tempi e mezzo)”, espressione che nell'Apocalisse equivale a
“42 mesi” o “1260 giorni” (Apocalisse 11:,2,3; 12;6,14). Quindi la metà
della “settimana”, i tre tempi e mezzo, devono essere tre anni e mezzo.
Logicamente il doppio, la “settimana” intera corrisponde a sette anni. A
conferma di questa interpretazione c'è la profezia di Daniele sui
“sette tempi” nei quali la potenza babilonese avrebbe subito un arresto.
Inizialmente si adempì sul re babilonese Nabucodonosor, il quale,
durante la sua vita, trascorse sette anni letterali di “esilio” dal
mondo (Daniele 4:16,33,34). In futuro saranno evidentemente letterali i
“sette anni” nei quali la moderna “Babilonia la grande”, come spiegato
in un post precedente, vedrà calare a picco la sua influenza mondiale.
C'è anche un episodio che coincide straordinariamente con
la “settimana” di Daniele. Quando Giuseppe, figlio di Giacobbe, si
trovava in Egitto, venduto dai suoi fratelli, interpretò il sogno del
faraone annunciando “sette anni” di carestia su tutto il paese. E così
fu. Si trattarono di sette anni letterali (Genesi 41:27, 54). Gesù disse
che, al tempo della sua presenza nel potere del Regno, ci sarebbero
state “carestie” e “una grande tribolazione” senza precedenti (Matteo
24:7,21). La profezia di Daniele indica che la settantesima “settimana”,
al termine delle 69 precedenti, sarebbe inziata con la comparsa di “un
unto, un capo”. La Bibbia applica questa espressione al Messia predetto,
Gesù Cristo, in concomitanza con la sua nomina come Re del Regno di Dio
(Ebrei 1:1-9; Salmi 45:6,7).
Ma quando inizierà questa “settimana”? L'angelo dice che le
“69 settimane” sarebbero iniziate “dal momento in cui è uscito l'ordine
di restaurare e ricostruire Gerusalemme” (Daniele 9:25). Anche se la
città di Gerusalemme gode attualmente di buona salute, molti ebrei e
altri attendono ancora la ricostruzione del cosiddetto “Terzo Tempio” e
della città antica. Negli anni scorsi posero le prime pietre in mezzo a
molta opposizione, in attesa che arrivasse un “sostegno” esterno
autorevole. Ebbene, intorno al 7 dicembre 2017 il Presidente degli Stati
Uniti, Donald Trump, proclamò Gerusalemme “capitale dello Stato
d'Israele”. Quall'affermazione sensazionale fu vista da molti come
l'autorizzazione a ricostruire il tempio. Di fatto l' “ordine” era stato
dato.
Contando “69 settimane” (483 giorni) allora, arriviamo
all'incirca al 4 aprile 2019, quando dovrebbe inziare la settantesima
“settimana”. La profezia aggiunge che, in quel tempo, l' “unto sarà
soppresso”, evidentemente nel senso che il Messia non potrà governare
fisicamente sulla terra, perché Gerusalemme sarà ancora in mano ai suoi
“nemici” (governanti della terra che si rifiuteranno di cedergli il
posto) (Salmo 2). Però comincerà a regnare dal cielo (nella dimensione
spirituale) insieme ai suoi fedeli apostoli. Il giudizio comincerà dalla
“casa di Dio”, allorché giudicheranno “tutte le tribù d'Israele”,
ovvero tutti gli ebrei di nascita (Matteo 19:28; 1 Pietro 4:17). “Egli
(il Messia) si metterà seduto, come chi raffina e purifica l'argento, e
purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell'oro e
dell'argento; ed essi offriranno al Signore (YHHW) offerte giuste”
(Malachia 3:3).
Ma prima che ciò accada, l'infedele Gerusalemme dovrà
essere distrutta. Fra gli avvenimenti predetti da Gesù per il tempo
della sua “presenza regale” è menzionato un conflitto fra un “re del
settentrione” e un “re del mezzogiorno”, che a un certo punto
coinvolgerà Gerusalemme e i territori limitrofi (Matteo 24:15). “Il
popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario”, “per
suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario,
la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno
l'abominazione della desolazione” (Daniele 9:26; 11:31). Ma non sarà una
nazione sola a sferrare l'attacco, bensì una coalizione di nazioni
situate a nord di Gerusalemme, così come predetto dagli altri profeti.
“Dal settentrione verrà fuori la calamità su tutti gli abitanti del
paese. Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti in popoli dei regni del
settentrione”, dice Dio (Geremia 1:14,15; Abacuc 1:6).
Le ragioni dell'assedio vanno ricercate nella disubbidienza
di buona parte del popolo ebraico e di coloro che li sostengono, come
illustrato nei post precedenti. Dal momento che molti ebrei e lo stesso
Stato d'Israele esercitano attualmente una grande influenza sulla scena
mondiale, non c'è da meravigliarsi se, al venir meno del loro potere,
tutte le “piazze” di scambio e la “piccola economia” potranno subire
gravi conseguenze, dando luogo alle “carestie” e alla “grande
tribolazione” predetta. “I mercanti della terra piangeranno e faranno
cordoglio per lei (“Babilonia la grande” distrutta), perché nessuno
compra più le loro merci” (Apocalisse 18:11) “Vi sarà un tempo di
angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel
tempo; e in quel tempo il tuo popolo sarà salvato;” rassicurò l'angelo a
Daniele “cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro (del
favore di Dio)” (Daniele 12:1).
Grazie a Dio alcuni ebrei “superstiti”, “purificati” dal Re
messianico, torneranno a Gerusalemme e la ricostruiranno secondo la
volontà di Dio. Sarà come se nascesse una nuova “nazione” alla lode di
Dio. Quello sarà un tempo straordinario, “l'ultimo giorno”, la
“ricreazione”, al termine del “settimo giorno” di riposo di Dio, quando
Egli creerà “nuovi cieli” (il suo governo celeste) e “nuova terra”
(sudditi ubbidienti). Molti di coloro che si sono addormentati nella
morte saranno risuscitati, compreso il fedele profeta Daniele (Giovanni
5:28,29; 11:24; Isaia 66:8, 22; Daniele 12:13). Alla fine della
“settimana” “il santuario sarà purificato”, e Gerusalemme “sarà
restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi”
(Daniele 8:14; 9:25). La terra d'Israele, che sarà stata devastata e
ridotta a un “deserto”, rifiorirà (Isaia 35:1,2).
La profezia di Daniele si conclude con l'assicurazione che
dalla distruzione sarebbero trascorsi altri 1290 giorni (3 anni e sette
mesi), ma invita ad aspettare fino a 1335 giorni (altri 45 giorni).
Perché questa differenza? Il giudizio di Dio sul resto del mondo non
arriverà precisamente alla fine della “settimana”, dei 1260 giorni, e
nemmeno al termine degli altri periodi prima indicati, perché “nessuno
sa il giorno e l'ora” (Matteo 24:36). L'incoraggiamento che ci viene
dato è quello di aspettare fedelmente finché non tornerà il Messia a
giudicare il mondo intero. “Chi avrà perseverato fino alla fine sarà
salvato” (Matteo 24:13).
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