giovedì 6 giugno 2019

"Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio" (Apocalisse 14:7)



Lo sentite l'angelo di Dio mentre comanda di temere Dio, avendone profondo rispetto? Sì, l' ora del Suo giudizio, detta anche "l'ora della prova", è iniziata lo scorso 4 aprile. Da allora Dio e Suo Figlio Gesù sono i "nuovi re" e giudici della terra. Tutti siamo, per così dire, sotto esame. Il comando che viene oggi proclamato sotto la guida angelica lo espresse secoli fa il re Salomone a conclusione del suo libro ispirato: "《Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo》. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male" (Ecclesiaste 12:15,16). Notate che Salomone mette in relazione il "temere Dio" con il Suo "giudizio", proprio come fa l'angelo dell'Apocalisse. Questo ci aiuta a capire che pure il "discorso" di Salomone, che precede quel comando, ha un significato profetico, oltre che pratico. 

Poco prima di quelle parole, nello stesso capitolo, si rivolge ai ragazzi, raccomandando di ricordare il Creatore finché si è giovani. È vero lo fa, ma il suo "discorso" va ben al di là di questo, come vedremo fra poco. Questo capitolo ha un duplice significato profetico, sia in relazione a Israele e al tetro futuro che l'attende, sia in relazione a tutti noi che viviamo nell' "ora del giudizio". Il consiglio di ricordarsi del Creatore, quindi, vale sia per i giovani che per tutti in generale. Salomone infatti paragona la "giovinezza" all' "aurora". Così come i giovani dovrebbero amare Dio durante la loro "giovinezza", noi tutti dovremmo farlo ora che viviamo nel periodo dell' "aurora" del "giorno del Signore" Gesù, cioè al suo principio. Presto quest' "aurora" passerà man mano che proseguirà il "giorno", così come la "giovinezza" passa in fretta. 

Dovremmo "temere Dio" "prima che il sole, la luce e le stelle si oscurino" (Ecclesiaste 12:4). Quando avverrà questo? Gesù risponde: "Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate" (Matteo 24:29). Immediatamente dopo la fine della "grande tribolazione", cioè dopo la fine della "settimana" di anni in cui stiamo vivendo, ci saranno fenomeni celesti, "paurose visioni e grandi segni", che annunceranno il ritorno del Signore Gesù per pronunciare il giudizio definitivo sul mondo. "Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con gran potenza e gloria" (Matteo 24:30). Anche Salomone aveva predetto l'angoscia che molti proveranno allora. Parla del tempo "in cui uno ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina", e aggiunge, "in cui fiorisce il mandolorlo" (Ecclesiaste 12:7). 

Cosa c'entra il "mandorlo"? Potrebbe chiedersi qualcuno. Salomone, che ebbe il privilegio di costruire il tempio di Dio, sapeva bene che i "bracci" del "candelabro d'oro" destinato al tempio erano in parte a forma di fiori e pomi di mandorlo. E nel tempio ce ne dovevano essere sette (Esodo 25:31-37). Dall'Apocalisse sappiamo che i "sette candelabri" prefiguravano le "sette chiese", ovvero tutti i cristiani "unti" dallo Spirito ancora sulla terra durante il "giorno del Signore" Gesù (Apocalisse 1:20). Quindi Salomone stava profetizzato l'opera di questi "unti". Ma in che senso "il mandorlo fiorisce"? C'è un precedente importante nelle Scritture. In un'occasione gli ebrei nel deserto si ribellarono contro Mosè e Aaronne sostenendo che tutti, e non soltanto i Leviti, come Dio aveva comandato, avrebbero potuto esercitare già allora l'incarico sacerdotale. Dio fece consegnare a ciascuna delle dodici tribù d'Israele una verga di legno. Solo chi l'indomani avrebbe trovato la verga fiorita era stato scelto per quell'incarico. Ebbene, "l'indomani, quando Mosè entrò nella tenda della testimonianza, ecco che la verga di Aaronne, per la casa di Levi, era fiorita, aveva prodotto delle gemme, fatto sbocciare dei fiori e maturato delle mandorle" (Numeri 17:8). Dio aveva espresso la sua scelta davanti a tutti, in modo che nessuno potesse più dubitare. 

Dunque, un'altra prova che "il mandorlo" si riferisce ai cristiani "unti", o "santi", che hanno ricevuto da Dio l'incarico sacerdotale. Ma quando "fiorisce il mandorlo", e contestualmente le persone vengono prese dal timore? Quand'è che Dio renderà evidente a tutti chi ha scelto per quest'incarico? "Dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro (nei due testimoni); essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: 《Salite quassù》. Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro" (Apocalisse 11:11,12). Dopo la fine della "settantesima settimana" di anni i cristiani "unti" (i "due testimoni") saranno ravvivati per incontrare Gesù nell'aria quando verrà a giudicare il mondo. Allora "il mandorlo" fiorirà, perché anche i loro nemici sapranno che saranno stati scelti da Dio e ne avranno timore. Attraverso Salomone, Dio sta dicendo a tutti di "temere Dio" prima che ciò accada, prima che Gesù emetta il giudizio definitivo e chiuda, per così dire, la "porta" dell' "arca" della salvezza. Ecco perché Gesù disse di sforzarsi ora di entrare per la "porta stretta", perché allora non sarà più concesso a quelli che vorranno di entrarci (Luca 13:24). 

Ma come dicevamo, le parole di Salomone hanno uno speciale significato profetico anche per gli odierni abitanti d'Israele. L'invito è di ricordarsi del loro Dio "prima dell'età in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano dalle finestre si oscurano, i due battenti della porta si chiudono sulla strada ... tutte le figlie del canto si affievoliscono", cioè prima che la "grande tribolazione" esploda in tutta la sua potenza. Era stato infatti predetto che gli uomini sarebbero diventati "deboli" davanti al nemico che avanza, che non ci sarebbe stato più niente da macinare né più niente da festeggiare. "Farò cessare in mezzo a loro il grido di gioia e il grido di esultanza, il canto dello sposo e il canto della sposa, il rumore della macina e la luce della lampada". Questo si avvererà allorché "Babilonia la grande", l'infedele Israele, sarà distrutta per mano del "re del settentrione"(Geremia 25:10; Apocalisse 18:21-23). 

Allora gli abitanti d'Israele infedeli saranno anch'essi colti da terrore. "I peccatori sono presi da spavento in Sion, un tremito si è impadronito degli empi" (Isaia 33:14). La parallela profezia di Geremia indica anche quale parte di Israele sarebbe stata colpita per prima. "Si ode da Dan lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore del nitrito dei suoi destrieri trema tutto il paese; poiché vengono, divorano il paese e tutto ciò che contiene, la città e i suoi abitanti" (Geremia 8:16). "Lo sbuffare" dei "cavalli", ovvero i primi rumori di guerra che avrebbero fatto 'tremare tutto il paese', sarebbe venuto dal territorio che anticamente corrispondeva alla tribù di Dan, cioè dalla regione nord-occidentale di Israele, dove si trova la popolosa Tel Aviv. 

Salomone aggiunge un particolare che rimanda a un periodo di tempo preciso. Parla della "locusta che si fa pesante" (Ecclesiaste 12:7). Quand'è che la "locusta", o cavalletta, si fa pesante? Certo non all'inizio della sua attività, quando sfreccia in lungo e in largo divorando tutto quello che incontra. Gli eserciti nemici che attaccheranno per primi Israele saranno come "cavallette" fameliche. "Divorano il paese e tutto ciò che contiene". L'Apocalisse precisa che continueranno la loro invasione per "cinque mesi", ovvero per tutta la durata della loro vita, fin quando potranno. Alla fine saranno stanchi, ben sazi e pesanti, come predisse Salomone. Ma dopo di loro sopraggiungeranno altri "nemici" che alla fine raggiungeranno Gerusalemme, distruggendo ciò che sarà stato lasciato dai loro predecessori. Geremia profetizzò che Dio avrebbe mandato dei "serpenti" a mordere gli ebrei infedeli (Geremia 8:17). E la parallela profezia dell'Apocalisse spiega che le "code" dei "cavalli' del gigantesco esercito di cavalleria saranno "simili a serpenti" (Apocalisse 9:19). Gli abitanti dell'infedele Gerusalemme non avranno scampo. 

Prima che accada questo e il seguito è necessario che imparino a temere Dio e a dargli gloria! "Prima che il cordone d'argento si stacchi, il vaso d'oro si spezzi, la brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada del pozzo; prima che la polvere torni alla terra com'era prima e lo spirito torni a Dio che l'ha dato" (Ecclesiaste 12:8,9). Un cordone così prezioso e i vasi d'oro facevano tutti parte dell'arredo sacro destinato ai sacerdoti del tempio di Gerusalemme (Esodo 25:29; 28:24,25). La "rottura" di quegli oggetti prefigura la cessazione del "servizio sacerdotale" che ancor oggi si svolge a Gerusalemme. Infatti "il re del settentrione" "in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta". Le sue "truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione" (Daniele 9:27; 11:31). Quest'ultima parte si adempirà a metà della "settimana" di anni in corso, ovvero entro il 4 ottobre 2022. Allora la "ruota" di pietra che copre la cisterna, già rotta per l'impatto precedente, cadrà inesorabilmente nel pozzo ormai asciutto. Segno di una desolazione profonda e definitiva. 

Capite l'urgenza dei tempi in cui viviamo? Poiché siamo nel "Giorno del Giudizio", dovremmo mettere a posto le cose con Dio. Ma dovremmo farlo ora, senza rimandare, quand'è l' "aurora", o l'inizio, di questo "giorno". Quando Gesù tornerà per "separare le pecore dai capri" e radunerà gli "eletti", sarà troppo tardi. Accadranno cose impressionanti in cielo che metteranno i disubbidienti nel panico. Quant'è meglio entrare ora nell'arca della salvezza, avvalendoci di tutti i provvedimenti per la nostra salute spirituale! E se abitate in Israele, non aspettate che la "tribolazione" si faccia sentire più forte. Agite ora per fare pace col vostro Dio! Prima che 'la locusta si faccia pesante', prima che i vostri confinanti ostili del nord sferrino il loro attacco, allontanatevi dalla "zona di pericolo" indicata! Non vi ammassate nei "castelli", o alti palazzi, che cadranno (Osea 8:14)! Prima che altri "nemici", dopo quelli, invadano Gerusalemme, distruggendo ciò che più di caro avete, fate i bagagli, se potete, e fuggite lontano. Come ultima chance, quando ormai Gerusalemme sarà assediata, Gesù comandò di "fuggire ai monti" (Matteo 24:15,16).

Salomone conclude così il suo libro: "Le parole dei saggi sono come stimoli e le collezioni delle sentenze sono come chiodi ben piantati; esse sono date da un solo pastore" (Ecclesiaste 12:13). Ascoltate anche voi i "saggi tra il popolo" che cercano di istruirvi per la vostra salvezza (Daniele 11:33). Fatevi stimolare dalle parole ispirate del più grande "Salomone", il nostro "solo pastore", Gesù. Mettete in pratica le "sentenze" di Dio, amando ciò che Dio ama e odiando ciò che Lui odia. Sono come "chiodi ben piantati", sicure e veritiere. Fate risuonare in lungo e in largo la buona notizia del regno di Dio e invitate tutti a temere Dio e a dare a Lui la lode!

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