"Ascoltate, o popoli tutti! Presta
attenzione, o terra, con tutto quello che è in te! Il Signore, Dio
(YHWH), sia testimone contro di voi, il Signore dal suo tempio santo"
(Michea 1:2). Come spiegato in un post precedente, dal 4 aprile 2019
Dio è "nel suo tempio santo", nel senso che sta prestando
particolare attenzione a coloro che formano il Suo "tempio"
spirituale, cioè i "santi" ancora sulla terra, e ai suoi
"cortili esterni", ovvero il "popolo" ebraico
rappresentato dalla città di Gerusalemme (Efesini 2:19-22;
Apocalisse 11:1,2). Ma non solo il Suo "popolo" ebraico, ma
anche tutto il mondo, da quella data in poi, è, per così dire,
sotto i "riflettori" o la "lente d'ingrandimento"
di Dio, il quale, attraverso Suo Figlio, Gesù Cristo, il "re"
costituito invisibilmente a Gerusalemme, sta giudicando tutta
l'umanità per stabilire chi sarà idoneo per ereditare il Suo regno
di giustizia. Ecco perché invita i "popoli tutti" a
prestare attenzione!
"Infatti, ecco, il Signore (YHWH)
esce dal suo luogo, scende, cammina sulle alture della terra. I
monti si sciolgono sotto di lui e le valli si liquefanno come
cera davanti al fuoco, come acqua che cola sopra un pendìo"
(Michea 1:3,4). Questa profezia è straordinariamente simile a quella
del profeta Abacuc. Anche lui dice che Dio è "nel suo tempio
santo". E aggiunge: "Egli si ferma e scuote la terra;
guarda e fa tremare le nazioni. I monti eterni si frantumano, le
colline si abbassano" (Abacuc 2:20; 3:6). Come ho dimostrato in
precedenza, queste parole confermano che gli avvenimenti predetti da
Gesù come "segno" della sua presenza regale, come i
"terremoti in vari luoghi", sono l'effetto della "presenza"
attiva di Dio negli affari del mondo (Matteo 24; Marco 13; Luca 21).
Possiamo concludere, quindi, che la profezia di Michea si riferisce
agli stessi avvenimenti. Ma perché Dio si sta "facendo sentire"
tanto in questo tempo? Ce l'ha con il mondo in generale o con
qualcuno in particolare? Michea risponde: "Tutto questo a causa
della trasgressione di Giacobbe e dei peccati della casa
d'Israele" (Michea 1:5). Sì, Dio è adirato particolarmente per
i "peccati" dell'infedele Israele. E gli avvenimenti che
menzionavamo, a cui stiamo assistendo, sono solo il "preludio"
di quello che succederà a Israele.
"Perciò io farò di Samaria un
mucchio di pietre nella campagna, un luogo da piantarci le vigne; ne
farò rotolare le pietre giù nella valle, ne metterò allo scoperto
le fondamenta" (Michea 1:6). La "Samaria" è una
regione della Cisgiordania che ora è in parte sotto il controllo di
Israele, in parte dell'Autorità Palestinese. Ma anticamente faceva
solo parte di Israele e poiché il profeta non fa distinzioni di
sorta fra "Samaria", "Giuda" e "Israele",
possiamo ritenere che si riferisse profeticamente alla nazione di
Israele nella sua interezza. Dice infatti: "La sua piaga ... è
incurabile; si estende fino a Giuda e giunge fino alla porta del mio
popolo a Gerusalemme" (Michea 1:9). La "piaga", o la
"sciagura", è l'invasione nemica che giungerà "fino
alla porta di Gerusalemme". "Io farò venire il tuo nuovo
padrone" (Michea 1:12,15). In base alle ultime "rivelazioni",
l'invasione di cui parla Michea, "il nuovo padrone", sarà
composto dalle popolazioni e dalle nazioni che si muoveranno per
prima contro Israele, ovvero i Palestinesi, quelle che corrispondono
all' "Assiro", e la Giordania con i suoi alleati orientali.
Questi infatti arriveranno solo "fino alla porta di
Gerusalemme", senza conquistarla. Ci penserà la Turchia a
raderla al suolo. "Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme
diventerà un mucchio di rovine, e il monte del tempio un'altura
boscosa" (Michea 3:12).
Non entrerò ora nei particolari delle
ragioni di questo severo giudizio, di cui ho parlato ampiamente nei
post precedenti. Mi concentrerò invece sulle conseguenze del
giudizio e su come gli abitanti d'Israele possono evitarle finché
c'è tempo. Qualcuno potrebbe chiedersi perché, se il Messia è
realmente tornato a Gerusalemme, non farà niente per difendere
Israele. Certo, Gesù sta esercitando il dominio regale a
Gerusalemme, anche se in modo invisibile. Lui ora è "dominatore
in Israele", come predetto (Michea 5:1). Ma è proprio lui che
"li darà in mano ai loro nemici, fino al tempo in cui colei che
deve partorire partorirà" (Michea 5:2). Non dovrebbe
meravigliarci questo perché, anche attraverso le "maniere
forti", Gesù purificherà Israele affinché renda un servizio
gradito a Dio (Malachia 3:1-4).
Ma la "sciagura" non durerà
per sempre. Israele sarà data ai suoi nemici "fino al tempo in
cui colei che deve partorire partorirà". Chi è "colei che
deve partorire"? È la "donna" "incinta"
vista nell'Apocalisse. L' apostolo Giovanni rivela che, ad aspettare
che partorisce, c'era il "dragone", che aveva trascinato
con sé sulla terra "la terza parte delle stelle del cielo".
Questo si riferisce a Satana il diavolo, il "dragone", che,
dopo l'intronizzazione di Gesù, avvenuta il 4 aprile scorso, è
stato "gettato sulla terra" insieme ai "suoi angeli",
rendendo ancor più tangibile la sua influenza. Il suo obiettivo era
di 'divorare il figlio' della donna, "non appena lo avesse
partorito". Come abbiamo già visto, la "donna"
rappresenta il "popolo" ebraico. Infatti, fra il Nemico di
Dio e questa "donna" non c'è mai stata molta simpatia
(Genesi 3:15). Il "figlio maschio" che doveva partorire
dovrà "reggere tutte le nazioni con una verga di ferro".
Si tratta forse di Gesù? Non può essere, almeno non lui da solo,
perché Michea rivela non solo che è già nato prima che la "donna"
partorisce, ma che è anche già stato nominato "dominatore in
Israele"! In base al profeta Daniele, è il "regno" di
Dio che "spezzerà e annienterà" i governi umani, come una
"pietra" che frantuma una statua d'argilla (Daniela
2:44,45). E sappiamo che quel regno sarà composto dal suo re, Gesù
Cristo, dagli ebrei fedeli e dagli altri "santi" presi da
ogni nazione.
Ma in che senso sarebbe stato
"partorito" questo "regno"? L' Apocalisse precisa
che subito dopo il parto, il "figlio maschio" sarà
"rapito vicino a Dio e al suo trono", impedendo al
"dragone" di divorarlo. Dopo questo avvenimento, anche la
"donna" riceverà protezione "per 1260 giorni", o
"tre tempi e mezzo". Sappiamo che questi "tre tempi e
mezzo" corrispondono ai "tre anni e mezzo" dopo la
distruzione di Gerusalemme, nei quali il "popolo" ebraico
(la "donna") riceverà speciale protezione da Dio
(Apocalisse 12:1-6). Dunque il "figlio" sarà partorito
subito prima dell'inizio di quel periodo, prima della distruzione di
Gerusalemme. Entro quella data tutti i "santi" ancora sulla
terra avranno ricevuto il "sugello", ovvero lo Spirito
Santo, completando il numero degli "eletti" (Apocalisse
7:3). Grazie allo Spirito di Dio, in quel momento tutti i "santi"
sulla terra 'nasceranno di nuovo', ricevendo conferma della loro
"chiamata" (Giovanni 3:3-7). Allora "Colei che deve
partorire partorirà". Immediatamente dopo Gerusalemme sarà
distrutta e Israele non sarà più "in mano ai suoi nemici",
come ha predetto Michea. Piano piano la città sarà ricostruita e
con essa "restaurata" infine la vera adorazione di Dio dopo
la fine della "settantesima settimana" di anni (Daniele
8:13,14; 9:24).
Ma anche se permetterà che Israele
venga punita per la sua infedeltà, il Messia regnante non
abbandonerà del tutto il popolo. Il profeta Daniele conferma che lui
è pur sempre "il difensore" degli ebrei e "tutti
quelli (del popolo) che saranno trovati scritti nel libro" di
Dio, godendo della Sua approvazione, saranno salvati (Daniele 12:1).
Michea aggiunge: "Egli starà là e pascolerà il suo gregge con
la forza del Signore (YHWH), con la maestà del nome del Signore
(YHWH), suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli
sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà
la pace" (Michea 5:3,4). Il profeta sta forse parlando di un
lontano tempo futuro dopo la guerra di Armaghedon? No, perché poco
dopo dice che l' "Assiro" entrerà "nei confini"
d'Israele e "metterà piede" nei suoi "palazzi".
E questo sappiamo che avverrà molto presto.
Quindi già ora Gesù sta 'pascolando'
"il suo gregge", ovvero tutti quelli che credono in lui,
ebrei e non. Voi siete fra questi? E lo fa "con la forza"
di Dio, o attraverso il Suo Spirito. Sì, proprio in questo tempo
assai difficile, se siamo fra le sue "pecore", il Messia ci
guida mediante lo Spirito Santo. Già oggi godiamo della "pace"
di Dio mentre Lo serviamo nella Sua "arca" della salvezza.
Come profetizzato dal Salmo, Gesù è per noi "come pioggia sul
prato falciato, come acquazzone che bagna la terra". Se siamo
"giusti" fioriremo nel "paradiso" spirituale di
Dio. Se siamo 'bisognosi' e 'gridiamo', supplicando con fede Dio di
aiutarci, il re costituito 'ci libererà' dai nostri problemi, anche
compiendo un "miracolo" per noi, se lo riterrà
opportuno (Salmo 72:6,7,12). È interessante notare che estende
il suo dominio "da un mare all'altro ... fino all'estremita
della terra". "Tutte le nazioni lo serviranno". Anche
"i re di Seba e di Saba gli offriranno doni", che
corrispondono, a quanto pare, rispettivamente alle attuali Etiopia e
Yemen, fra Africa orientale e Arabia (Salmo 72:8,10,11). Se abitate
in quelle zone, come in qualsiasi altra parte del mondo, siete
diventati "sudditi" del Figlio di Dio, Gesù Cristo? Avete
preso le distanze da quelli che stanno tramando contro Israele?
Ricordate che è il Nemico di Dio che fomenta l'odio contro il popolo
ebraico e chi lo nutre si mette dalla sua parte!
"Quando l' Assiro verrà",
ovvero quando le nazioni che lo compongono (Libano, Siria, Iraq e
Iran) invaderanno Israele, il vero Messia "libererà" gli
ebrei fedeli dagli "invasori", non permettendo che vengano
sterminati. Non sarà certo qualche uomo, e nemmeno il Presidente
degli Stati Uniti, che potrà portare la vera "pace" in
Medio Oriente. "Sarà lui (Gesù Cristo) che porterà la pace".
Il profeta parla di "pastori" e "principi" ebrei
che contrastrasteranno gli "invasori" e conquisteranno l'
"Assiria". Questo aspetto non si riferisce certo a qualche
azione militare compiuta dallo Stato Ebraico, che non gode più della
benedizione di Dio. Non si tratta nemmeno di un evento che avrà
luogo nel prossimo futuro, perché, secondo le profezie,
nell'immediato sarà la Turchia che distruggerà l' "Assiria".
Evidentemente quindi la profezia si adempirà completamente in un
tempo futuro più lontano, quando gli ebrei fedeli che saranno con
Gesù in cielo "come principi" parteciperanno con lui alla
distruzione dei governi umani durante la "guerra" di Dio
(Salmo 5:4,5).
Michea però dice che questi "pastori"
e "principi" avrebbero contrastato l'ondata "nemica"
già ora, "quando l'Assiro verrà". Già ora infatti alcuni
ebrei fedeli, che saranno "principi" del regno, servono
anche come "pastori", guidando le "pecore" del
loro Signore Gesù sotto la sua direttiva. Sarà soprattutto durante
quei difficili momenti che le "pecore" impaurite, ovvero
gli abitanti d'Israele che torneranno a Dio, avranno bisogno del
"conforto" e della "sapienza" necessari per
andare avanti. Se abitate in Israele, avete già individuato questi
"pastori" che potranno guidarvi al momento opportuno? Non
sono certo i "falsi profeti" o i "capi" religiosi
d'Israele che fanno gli interessi dello Stato Ebraico, incoraggiando
le persone a sostenerlo politicamente o dicendo che Gerusalemme non
sarà mai distrutta! Se il Messia avrebbe pascolato le sue "pecore"
mediante lo Spirito Santo, è ovvio che solo i "pastori" ai
quali lo concede potranno guidarvi. E chi ha lo Spirito di Dio parla
per Dio e per la Sua lode, non certo per la propria. Non predica per
accumulare ricchezze, come fa la maggior parte dei predicatori
cosiddetti "cristiani". Non distorce le Scritture per
sostenere quello che fa più comodo alla gente. Proferisce solo la
verità della Bibbia così come lo Spirito di Dio gli permette di
capire.
In vista di quello che succederà alla
nazione, Dio non si limita a 'contendere con il suo popolo', ma
"vuole discutere con Israele". Nel Suo immenso amore gli
rivolge questo accorato appello: "Popolo mio, che ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me!"
(Michea 6:2,3). Pensate che umiltà! Il Creatore del cielo e della
terra si abbassa a "discutere" con il Suo popolo! Si mette
in discussione, ammettendo che Gli si dicano in faccia le Sue
"presunte" mancanze! Semmai siamo noi, anzi sicuramente,
che commettiamo mancanze contro Dio, e non il contrario! Il popolo
ebraico dovrebbe riconoscere che al suo Dio non può essere imputata
nessuna colpa e che piuttosto loro dovrebbero pentirsi dei propri
peccati verso Dio. Un Dio che non ha fatto altro che pensare al loro
bene, liberandoli dalla schiavitù in Egitto grazie a Mosè. A questo
punto Dio ricorda un particolare che tornerà utile ai fini del
quadro profetico complessivo: "Ricorda dunque, popolo mio, quel
che bramava Balac, re di Moab, e che cosa gli rispose Balac, figlio
di Beor, da Sittim a Ghilgal, affinché tu riconosca la giustizia del
Signore (YHWH)" (Michea 6:5).
L' episodio che Dio ricorda è narrato
nei particolari nel libro biblico di Numeri, nei capitoli da 22 in
poi. Vi si legge che Balac, re di Moab, preoccupato per la presenza
degli ebrei, invita Balaam, un "veggente" che viveva "sul
fiume" Eufrate, cioè in Mesopotamia, a "maledire" gli
ebrei, nella speranza di riuscire a sconfiggerli. Ma Dio prima cerca,
con le "buone", di dissuadere Balaam dal maledire il Suo
popolo, poi, vedendo che quello si ostina, ricorre a un "angelo"
che gli sbarra la strada. Balaam sbagliava perché usava la "magia",
un grave peccato agli occhi di Dio, e allo stesso tempo offriva
sacrifici in Suo onore in grande stile. Solo alla fine abbandonò le
pratiche magiche e ricevette lo Spirito di Dio, che, anziché fargli
pronunciare "maledizioni" contro gli ebrei, lo spinse a
profetizzare la loro vittoria sui "nemici"! La profezia di
Balaam non riguarda solo Israele, ma anche altre nazioni grandi e
potenti dei nostri giorni. Leggete il prossimo articolo per capire
quali saranno gli sviluppi successivi del "quadro"
profetico.
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