In
un'occasione il profeta Ezechiele "vide" la futura "punizione" e
"distruzione" dell'infedele "Gerusalemme". Profetizzò che "sei uomini",
"ciascuno con la sua arma di distruzione in mano", sarebbero entrati
nella città da "settentrione". Ma prima che questi eseguissero il
giudizio, sarebbe dovuto passare "in mezzo alla città, in mezzo a
Gerusalemme" un "uomo vestito di lino" con un "corno da scrivano", che
avrebbe fatto "un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono
per tutte le abominazioni che si commettono in mezzo a lei". Poi
sarebbe stato detto a quei "sei uomini" di "colpire" solo gli abitanti
che non avessero portato il "segno" (Ezechiele 9:1-7).
Di
che "segno" si tratta? È di fondamentale importanza capirlo, perché, a
quanto pare, sarà determinante per la "salvezza" quando verrà eseguito
il giudizio di Dio sulla moderna "Babilonia" (Apocalisse 18:8).
Analizziamo insieme il contesto della profezia. Innanzitutto, chi
rappresentano i "sei uomini" mandati a punire "Gerusalemme"? Notate che
si tratta di "uomini" e non di "angeli" o altre creature spirituali. Il
numero "sei", nella Bibbia, quando si riferisce a "esseri umani",
simboleggia spesso "malvagità" e "arroganza" contro Dio e i suoi
"rappresentanti" (1 Samuele 17:4-10; 2 Samuele 21:20,2; Apocalisse
13:1-7,18). La profezia indica inoltre che provengono dal
"settentrione". Perciò, quei "sei uomini" rappresentano le "malvage"
nazioni a nord di Israele, il composito "re del settentrione", che
assedieranno arrogantemente Gerusalemme e la distruggeranno. Scenderemo
nei particolari fra poco (Geremia 1:14,15; Ezechiele 7:24; 11:31).
Scopriamo
prima l'identità dell' "uomo vestito di lino". Il suo incarico è messo
in relazione con la "presenza" di Dio, "la gloria del Dio d'Israele",
"verso la soglia della casa", cioè del tempio di Gerusalemme. Questo ci
ricorda il tempo futuro nel quale il "giudizio" inizierà dalla "casa di
Dio", allorché il "Signore" Gesù "entrerà nel suo tempio" e purificherà
"i figli di Levi" (il popolo ebraico), per renderli idonei al "servizio
sacerdotale". Ma prima dell'arrivo del Messia, Dio avrebbe mandato il
Suo "messaggero" a preparargli la strada, "il profeta Elia", che, come
abbiamo visto, raffigura i cristiani ebrei, destinati ad essere "re e
sacerdoti" nel regno di Dio, i "santi", che avrebbero esortato i loro
connazionali a "tornare" a Dio, consentendo loro di essere risparmiati
dallo "sterminio". Questi rappresentano evidentemente l' "uomo vestito
di lino" della profezia di Ezechiele. A riprova di ciò, il "lino" era il
tessuto col quale venivano vestiti anticamente i "sacerdoti" ebrei. E
nell'Apocalisse è detto che "il lino fine rappresenta gli atti giusti
dei santi" (Ezechiele 9:3; 1 Pietro 4:17; Malachia 3:1-3;4:5,6; Esodo
39:27-29; Apocalisse 19:8).
Il fatto che avrebbe
apposto il "segno" della "salvezza" corrisponde a ciò che avrebbero
fatto i "compagni" del "sommo sacerdote Giosuè" della parallela profezia
di Zaccaria: l'avrebbero aiutato a spogliarsi dei suoi abiti "sudici" e
a indossare un "turbante" e "abiti magnifici". Come abbiamo visto in un
post precedente, questo rappresenta la "restaurazione" spirituale degli
ebrei "superstiti". Apponendo loro il "segno", l' "uomo vestito di
lino" li 'strapperà dal fuoco' della distruzione (Zaccaria 3:1-5).
Ma
a cosa corrisponde esattamente questo "segno" posto "sulla fronte"?
Tanto per cominciare, quel "segno" viene apposto agli "uomini che
sospirano e gemono" con evidente disapprovazione "per tutte le
abominazioni che si commettono in mezzo a" Gerusalemme (2 Pietro 2:7,8).
Quali sono queste "abominazioni" ( o "cose detestabili") che i
servitori di Dio farebbero bene a odiare (Salmo 97:10)? Ce lo dice
sempre la "visione" profetica di Ezechiele, al capitolo precedente. Per
prima cosa, "a Gerusalemme, all'ingresso della porta interna che guarda
verso il settentrione", vide "l'idolo della gelosia" (Ezechiele 8:3-6).
Cos'è che suscita la "gelosia" di Dio verso il Suo "popolo"? "Le
divinità straniere", l'adorazione idolatrica rivolta "a demoni", "dèi
nuovi, apparsi di recente" (Deuteronomio 32:16,17). Queste espressioni
ci collegano con la profezia di Daniele relativa al "re del
settentrione". È profetizzato che "non avrà riguardo per gli dèi dei
suoi padri", ma "onorerà il dio delle fortezze", "un dio sconosciuto ai
suoi padri", "un dio straniero". Di chi si tratta? Consideriamo prima
nello specifico da chi è composto questo "re del settentrione". Fra le
nazioni a nord di Israele che lo avrebbero formato ne spicca una che si
sarebbe distinta dalle altre. Una profezia parallela di Daniele indica
che il "regno" che avrebbe "afflitto" e "distrutto" "il popolo dei
santi" (il popolo ebraico), rappresentato da un "piccolo corno", sarebbe
disceso dal "regno" di "Grecia" (Daniele 7:8,20,21,24,25;8:9-11,21-24).
Dalla storia comprendiamo che si tratta di una nazione che sarebbe
sorta dell'eredità dell'antico impero greco di Alessandro Magno. Un
impero molto vasto, che si estendeva dell'attuale Grecia fino ai confini
con la Cina e l'India. Altri passi biblici ci aiutano a stringere il
cerchio.
Geremia dice che è un "paese lontano" a "settentrione"
di Israele, dotato di "alture del deserto", una "nazione valorosa",
"antica", dalla "lingua" "sconosciuta" per gli ebrei (Geremia
4:6,11,16;5:15). L' Apocalisse ne parla come di un'anomalo e gigantesco
"esercito" di cavalleria, corrispondente al "popolo numeroso e potente"
della profezia di Gioele, che sarebbe partito dal "gran fiume
Eufrate"(Apocalisse 9:14-19; Gioele 2:2). Stiamo parlando dell'antico
impero babilonese o delle nazioni che ne sono derivate, notoriamente
situate in Mesopotamia, fra il Tigri e l'Eufrate? No, perché si sarebbe
dovuto trattare di un "regno" diverso da tutti quelli precedenti, fra i
quali c'era anche Babilonia. C'è solo un'altra nazione sul cui
territorio scorre, anzi da cui nasce, il fiume
Eufrate, ed è la Turchia, che, se ci pensate, soddisfa in pieno tutti i
"requisiti" della "nazione" che stavamo cercando. Anche un altro luogo
della Bibbia è generalmente associato alla Turchia, un paese chiamato
"Mesec". Il profeta Ezechiele menziona un certo "Gog del paese di Magog,
principe sovrano di Mesec e Tubal" (Ezechiele 38:2).
L'
Apocalisse identifica questo "sovrano" che sedurrà "Gog e Magog" come
"Satana", il quale, come abbiamo visto in precedenza, sferrerà un
attacco a oltranza contro la Gerusalemme "restaurata" (Apocalisse
20:7,8). Di lui si parla altrove, in una profezia parallela, col nome di
"re di Tiro", che si sarebbe insuperbito desiderando essere adorato
come Dio. Inizialmente era un "cherubino", un "angelo" bellissimo al
servizio di Dio nel "giardino di Eden", sul "monte di Dio". È
interessante che il "giardino di Eden" era collocato nella terra da dove
nascevano il "Tigri" e l' "Eufrate", probabilmente una regione a
ridosso delle montagne situate nella Turchia orientale (Ezechiele
28:2-19; Genesi 2:8-14). Nelle profezie future "Gog", o "re di Tiro",
Satana il Diavolo, non appare come una creatura spirituale e invisibile,
ma come "un uomo" che sarà sconfitto "alla vista" di tutti, ucciso per
mano umana, dato "in pasto" agli animali e "sepolto" (Ezechiele
28:2,7,8,18;39:4,11). Come ho spiegato in un post, evidentemente, dopo
l'intronizzazione di Gesù quale re del regno di Dio, quella creatura
spirituale malvagia sarà "scagliato sulla terra" nel senso che assumerà
sembianze umane, o perlomeno sarà lui l'ispiratore di determinati
comportamenti umani.
Nel prossimo post vedremo dove si concentrerà la sua "influenza".
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