domenica 13 gennaio 2019

State "camminando" con Dio?


A qualcuno l'idea di "camminare con Dio" può sembrare strana o addirittura senza senso! È vero, il Creatore dei cieli e della terra è un "essere" spirituale e a noi esseri umani non è possibile, in questo mondo, camminare letteralmente con Lui. Ma nella Bibbia sono riportati esempi di uomini che "camminarono" con Dio. Certamente in senso simbolico. Scopriamo insieme che cosa significò per loro e perché la cosa potrebbe interessarci. Intanto che vi viene in mente se pensate a due persone che camminano insieme? Forse a due che seguono una stessa strada e che vanno nella stessa direzione. Allo stesso modo gli esseri umani che "camminarono con Dio" seguirono la Sua "strada", comportandosi come Lui si aspettava che facessero, e vissero andando, per così dire, nella Sua stessa "direzione", ponendosi "obiettivi" in armonia con il Suo proposito. 

Il primo uomo menzionato nella Bibbia di cui si dice che "camminò con Dio" fu Enoc, bisnonno del più noto Noè, il settimo nella discendenza dopo il primo uomo. Siamo agli albori della civiltà umana (Genesi 5:22-24; 1 Cronache 1:1). Di lui si parla pochissimo nella Bibbia. Eppure ciò che fece e disse è di importanza fondamentale proprio per noi che viviamo in questo tempo "cruciale", e "illuminante" per il nostro prossimo futuro. Partiamo dalle sue parole "profetiche", riportate nel libro biblico di Giuda, discepolo di Gesù. Parlando dei "finti" cristiani che si sarebbero infiltrati fra i sinceri seguaci di Gesù specialmente negli "ultimi tempi", che stiamo vivendo, Giuda scrive: "Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: 《Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi in mezzo a loro di tutte le loro opere di empietà che hanno empiamente commesso e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciato contro di lui》" (Giuda 14,15).

Enoc stava parlando del tempo futuro in cui Dio "verrà" "per giudicare tutti", il "giorno del Signore (YHWH)", o "giorno di Geova", di cui abbiamo già discusso, che inizierà evidentemente intorno al prossimo 4 aprile, in concomitanza con l'inizio della "settantesima settimana" di anni della profezia di Daniele, e si concluderà poco dopo quella "settimana", con l'esecuzione del giudizio nel "grande e tremendo giorno del Signore (YHWH)". Ma in che senso Dio "convincerà" tutte le persone "empie", o ribelle a Lui, delle loro "opere di empietà" e dei loro "insulti"? Gesù Cristo spiegò che il "Consolatore", lo Spirito Santo, che avrebbe mandato loro dopo la sua dipartita, avrebbe, fra le altre cose, "convinto il mondo quanto al peccato" (Giovanni 16:7,8; 14:16,17,26). 

Le sue parole si adempirono inizialmente nel I secolo d.C. allorché gli apostoli ricevettero lo "Spirito Santo promesso", detto anche lo "Spirito della verità", e diedero testimonianza riguardo a Gesù risuscitato, mettendo le persone "faccia a faccia" con le loro "colpe" e invitandole a pentirsi (Atti 1:4,5,8; 2:1-4,14-40). Attraverso quella predicazione, guidata dallo Spirito Santo, Dio stava "convincendo" il mondo di allora dei suoi "peccati". Ma, come abbiamo esaminato in precedenza, Dio avrebbe mandato il Suo Spirito Santo anche nel nostro tempo, negli "ultimi giorni" di questo mondo, e in particolare durante la presenza di Gesù nel potere del regno, permettendo ai Suoi "testimoni" di "profetizzare" (Gioele 2:28,29; Marco 13:11). Attraverso questa opera di "testimonianza", Dio metterà tutte le persone "faccia a faccia" con le loro "colpe" e le giudicherà in base alla loro "reazione". 

Anche se non tutti si pentiranno dei loro "peccati", tutti saranno "convinti" di aver peccato contro Dio. Per così dire, imploreranno "i monti e le rocce" di nasconderli, consapevoli di non poter "resistere" alla sua "ira", in quanto colpevoli. Bestemmieranno Dio, dimostrando di comprendere da chi verrà il giudizio contro di loro, ma 'non si pentiranno delle loro opere' (Apocalisse 6:16,17; 16:10,11). Gesù descrisse accuratamente il momento nel quale verrà per giudicare il mondo e gli avvenimenti che si susseguiranno: "Apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli" (Matteo 24:30,31).

Così, alla sua "venuta", mentre i "malvagi", consapevoli di essere colpevoli agli occhi di Dio, "faranno cordoglio" per la fine che li attende, gli "eletti", gli ultimi cristiani con la speranza di far parte del regno di Dio in vita allora, saranno radunati dagli "angeli" per incontrare il loro Signore Gesù in una dimensione spirituale. L' apostolo Paolo, mettendosi nei panni di quegli "eletti", profetizzò: "Noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro (con gli "apostoli" e gli altri già risuscitati), sulle nuvole, per incontrare il Signore (Gesù) nell'aria". Non dovranno morire, perché saranno "trasformati" "in un momento, in un batter d'occhio", rivestendo un "corpo spirituale" (2 Tessalonicesi 4:17; 1 Corinti 15:51-53). Ricordate le parole di Enoc, che Dio sarebbe venuto "con le sue sante miriadi" di angeli. Questi sono i "metitori" della parabola di Gesù che, "al tempo della mietitura", alla "fine dell'età presente", raccoglieranno prima le "zizzanie", i "finti" cristiani, "fuori dal suo regno", fuori dai confini della "Gerusalemme" restaurata, per riservarli all'esecuzione del giudizio, poi raccoglieranno il "grano", i "figli del regno", ovvero gli "eletti", nel "granaio", cioè "nell'aria", nella dimensione spirituale, dove "risplenderanno come il sole", come "lo splendore del firmamento" o "le stelle", insieme al loro re (Matteo 13:30,36-43; Daniele 12:3). 

L'apostolo Paolo ricorda l'occasione in cui gli ebrei del tempo di Mosè si avvicinarono al monte Sinai per stipulare un "patto", o "alleanza", con l' "Iddio d'Israele". Quell' "avvicinamento" significò ricevere la promessa di essere una nazione di re e sacerdoti. I cristiani che, per così dire, "si avvicinano" "al monte Sion", ricevono la stessa promessa. Entrano in "comunione", o partecipazione, con gli altri che hanno la medesima speranza, l' "assemblea dei primogeniti che sono iscritti nei cieli" e con la "festante riunione delle miriadi angeliche" (Ebrei 12:18-23). In altre parole, quando gli ultimi "eletti" saranno "rapiti" in cielo, entreranno a far parte della "famiglia" universale di Dio in qualità di "figli" approvati. In questo modo si adempirà sotto ogni aspetto la "profezia" di Enoc riguardo al futuro "giorno del giudizio".

Ma, come dicevamo all'inizio, anche ciò che fece Enoc, la sua stessa vita, dovrebbe interessarci. Quell'uomo che "camminava con Dio", comportandosi come piaceva a Lui, non aveva a disposizione la "legge" di Mosè e nemmeno i "comandamenti". La sua fede era basata su "pochi" elementi di cui avesse memoria. Essendo il "settimo" uomo dopo Adamo, avrà probabilmente meditato sul significato simbolico del numero "sette", che nella Bibbia indica "perfezione", o completezza, in relazione a cose spirituali. "Quattro" sono i punti cardinali, come "quattro" erano i "bracci" nei quali si divideva il "fiume" che irrigava il giardino di "Eden" (Genesi 2:11). La prima "famiglia" umana era allora costituita da "tre" persone: il Creatore, Adamo ed Eva. Dio era così "presente" nella vita di quei primi uomini, che "camminava nel giardino". "Quattro" più "tre" fa "sette", come "sette" sono i "bracci" dell'antico candelabro ebraico che era posto nel tempio di Dio, evidentemente un "ricordo" dell' originario "albero della vita". Enoc si sforzò di "ricreare" nella sua vita la "perfezione" che quel numero rappresentava, l'armoniosa relazione che esisteva fra il Creatore e le Sue creature, prima che il "peccato" comparisse sulla scena, e ci riuscì.

A differenza di tutti i suoi contemporanei, di cui è scritto che vissero tantissimi anni e poi morirono, solo di lui il racconto ispirato non dice che morì, ma che, a un certo punto, "scomparve, perché Dio lo prese" (Genesi 5:21-24). Chiarendo questo "particolare" insolito, l'apostolo Paolo spiega che "Enoc fu rapito perché non vedesse la morte" e che fu "portato via" (Ebrei 11:5). Quindi Enoc non morì, altrimenti sarebbe stato scritto nella Genesi, e anzi è riportato più avanti nella Bibbia che 'non vide la morte'. "Enoc fu rapito" in cielo, evidentemente assumendo un "corpo spirituale", proprio come saranno "rapiti" gli "eletti" di cui abbiamo parlato prima. Ma Enoc sarebbe rimasto sempre "in cielo"? L'apostolo dice che anche lui, come gli altri fedeli servitori di Dio vissuti prima di Gesù, non 'ottenne ciò che gli era stato promesso'. Infatti Enoc non vide l'adempimento della profezia che aveva pronunciato. 

Ma l'apostolo aggiunge che in futuro tutti questi 'giungeranno alla perfezione' nel momento in cui i "santi" pure vi giungeranno, ricevendo il regno in cielo. E questo avverrà durante il "giorno del Signore" Gesù, allorché, prima o dopo, tutti gli "eletti" "sederanno su troni". È dunque durante il prossimo futuro che i patriarchi fedeli, come Abraamo, Isacco e Giacobbe, come tutti gli altri "giusti" morti, 'giungeranno alla perfezione' essendo risuscitati sulla terra con un corpo "perfetto". Ed Enoc? "Prima che fosse portato via, ebbe la testimonianza di essere gradito a Dio". Perciò anche lui avrà la sua "ricompensa" (Ebrei 11:5). Dal momento che la sua vita di uomo che "camminò con Dio", soprattutto per il fatto che "fu rapito" in cielo, costituisce una "prefigurazione" del "destino" che attende gli "eletti" che saranno ancora in vita quando Cristo "tornerà", c'è da aspettarsi che, alla risurrezione dei "giusti", riavrà un corpo fisico, proprio come lo riavranno i "santi" allorché la "nuova Gerusalemme" scenderà dal cielo (Apocalisse 21:2,10). Essendo vissuto prima di Cristo, a quanto pare, Enoc non ha la speranza di far parte del regno, e quindi potrà 'giungere alla perfezione' sulla terra, come gli altri fedeli del passato. 

Torniamo ora sul concetto di "camminare con Dio". Anche Noè, pronipote di Enoc, lo fece, nel senso che fu "uomo giusto, integro, ai suoi tempi" (Genesi 6:9). Al Suo "popolo" ebraico Dio raccomandò più volte di 'camminare' "in tutto e per tutto per la via" che aveva loro prescritto, facendo tutto ciò che aveva comandato. Avrebbero dovuto 'seguirlo', o "camminare dietro a Lui" (Deuteronomio 5:32,33; 13:4). L'immagine che ci suggerisce è quella di un padre che cammina col figlio piccolo in un ambiente ostile e pericoloso, come un deserto. Il padre cammina davanti per prevenire i pericoli e il figlio subito dietro al padre per assicurarsi di seguire "passo passo" le sue "orme" ed evitare di "andare fuori strada"(Deuteronomio 1:31-33). Pensate che cura amorevole riserva Dio a tutti coloro che decidono di "camminare" con Lui! "O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te il Signore (YHWH), se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?" (Michea 6:8).

Che dire di noi? Stiamo "camminando" umilmente con Dio, riconoscendo che abbiamo bisogno della Sua amorevole guida? Ricordate che se desiderate far parte del regno in qualità di futuri "re e sacerdoti", e Dio vi ha "chiamati" a questo incarico, dovete seguire l'esempio di Enoc e "camminare con Dio", comportandovi come vuole Lui e ponendovi obiettivi in armonia con il Suo proposito. Proprio come Noè costruì l'arca per la "salvezza" sua e degli altri che vi entrarono, dovreste edificare la vostra fede a beneficio vostro e di chi vi circonda. Mostratevi degni di ricevere lo Spirito Santo, col quale potrete dare un'eccellente "testimonianza". Se appartenente al dedicato "popolo" ebraico di Dio, e magari vi siete lasciati "sviare", o distrarre, da altre cose secondarie, tornate sulla buona strada che l' "Iddio d'Israele" ha prescritto per voi! Vi "vedete" mentre seguite, insieme agli altri fedeli, il vostro "padre" celeste, che "cammina" in testa? (Isaia 48:17-20).

Quando inizierà fra breve il "giorno del giudizio", ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto a Dio di ciò che avremo fatto, nel bene o nel male (Romani 14:12). Sforziamoci di non essere fra gli "empi" impenitenti che dovranno 'convincersi', loro malgrado, dei propri "peccati". Cerchiamo invece di essere fra le "pecore" di Cristo che riceveranno la "vita eterna" (Matteo 25:31-34,46). Anche se non farete parte del regno, siate almeno fra i "molti popoli" che affluiranno alla Gerusalemme "restaurata" per "camminare nei sentieri" di Dio. Si applicheranno a voi queste parole profetiche: "Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore (YHWH), nostro Dio, per sempre" (Michea 4:1,2,5).


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