Vi
starete chiedendo chi è il "Re glorioso" e qual è la "città" che dovrà
accoglierlo. "È il Signore (YHWH) degli eserciti; egli è il Re
glorioso". "O porte, alzate i vostri frontoni; e voi, porte eterne,
alzatevi; e il Re glorioso entrerà". Dal contesto si comprende che
queste "porte" rappresentano la città "eterna" di Gerusalemme, che
anticamente era collocata su un'altura di circa 700 metri chiamata
"monte del Signore (YHWH)", il Suo "luogo santo", altrove detta anche
"monte Sion", sinonimo della Gerusalemme "restaurata". E infatti questa
espressione è messa in relazione con la "ricostruzione" di Gerusalemme e
con il "ritorno" all' "Iddio d'Israele" degli ultimi ebrei "superstiti"
(Salmo 14:7; 51:18,19). Allora Dio "regnerà" dal "monte Sion" e
Gerusalemme sarà chiamata "città del gran re" (Salmo 48:1,2).
Qualcuno
potrebbe obiettare che Dio è già "re", in quanto "regna", o domina, su
tutto il "creato". È vero. "Al Signore (YHWH) appartiene la terra e
tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti. Poiché egli l'ha
fondata sui mari e l'ha stabilita sui fiumi" (Salmo 24:1,2). Ma quando
il Messia, Gesù Cristo, sarà intronizzato in cielo a capo del "regno"
che riceverà dal Padre, all'inizio della "settimana" profetica che sta
per cominciare, Dio "regnerà", o dominerà, in un modo diverso. Si
adempiranno queste parole: "Il regno del mondo è passato al nostro
Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli del secoli". Allora
Dio 'prenderà in mano il suo gran potere e stabilirà il suo regno',
'giudicherà' il mondo, 'darà il premio ai suoi servi', i vivi e i morti,
e 'distruggerà' i nemici (Apocalisse 11:15,17,18). Sarà il "giorno del
Signore (YHWH)", o "giorno di Geova", di cui abbiamo già parlato, nel
quale avverrà la "ricreazione" e Dio riprenderà la Sua "opera" in
relazione alla terra, dopo il Suo "settimo giorno" di riposo.
Ma
al termine della "settimana" profetica, dopo che "Gerusalemme" sarà
stata finalmente "restaurata", è profetizzato che Dio "regnerà" dal
"monte Sion". In quale "altro" modo "regnerà", così da giustificare di
nuovo l'uso di questa espressione, e quando di preciso accadrà? Forse
dopo la "fine del mondo"? Esaminiamo alcuni versetti che ci aiutano a
rispondere a queste domande. Parlando del "monte che Dio ha scelto per
sua dimora" (il "monte Sion"), dove "abiterà per sempre", il Salmo fa
questa interessante "rivelazione" profetica: "I carri di Dio si contano a
miriadi di miriadi, a migliaia di migliaia: il Signore viene dal Sinai
nel santuario" (Salmo 68:17). Come abbiamo considerato nel post
precedente, Dio verrà "con le sue sante miriadi" di angeli, come
profetizzò Enoc, allorché Gesù tornerà a giudicare il mondo intero e
separerà, per così dire, le "pecore", i "giusti", dai "capri", i
"malvagi", riservandoli a due "destini" diversi (Giuda 14,14; Matteo
25:31-46).
La profezia
parallela di Isaia indica che, quando Dio verrà "con potenza" e
'dominerà (o regnerà) con il suo braccio' da "Sion", 'il suo salario
sarà con lui, la sua ricompensa (o "retribuzione") lo precederà' (Isaia
40:9,10; 62:11). Come abbiamo visto prima, la "ricompensa" sarà data ai
suoi "servi" nel corso del "giorno del Signore (YHWH)", allorché
risusciterà i "coeredi" di Cristo in cielo e poi i "fedeli" del passato
sulla terra. Questa "ricompensa" precederà la "venuta" di Dio come nuovo
Re di Gerusalemme, quando porterà "il suo salario". Questa espressione
ci ricorda le parabole di Gesù sul "signore" che affida compiti, o
"talenti", diversi ai suoi "operai", prima di un lungo "viaggio", e che
dopo molto tempo ritorna e "ricompensa" ciascuno per il lavoro svolto, o
non svolto (Matteo 20:1-16; 24:45-51; 25:14-30). In un post precedente
abbiamo visto che il "ritorno" del "signore", Gesù Cristo, per la "resa
dei conti", avverrà in un momento imprecisato, 'in un'ora che non
pensiamo', quando tornerà per la "separazione" di cui prima. Allora
"l'uno sarà preso e l'altro lasciato", attuando il "rapimento" nel regno
dei cieli degli ultimi "eletti" in vita (Matteo 24:30-44). A questo
"evento" si riferisce in particolare il profeta Isaia quando dice: "Come
un pastore, egli (il Re) pascerà il suo gregge: raccoglierà gli agnelli
in braccio, li porterà sul petto, condurrà le pecore che allattano"
(Isaia 40:11).
La
profezia trova, infatti, uno straordinario "parallelo" nella parabola di
Gesù cosiddetta del "ricco e Lazzaro". Il "ricco" "che si vestiva di
porpora" e "ogni giorno si divertiva splendidamente", ben rappresenta i
"capi" religiosi di Israele che, come parte principale di "Babilonia la
grande", "vestita di porpora", sguazzano nel suo "lusso sfrenato" (Luca
16:19-31; Apocalisse 17:4,5; 18:3). Il "mendicante chiamato Lazzaro",
che "stava alla porta" del "ricco", prefigura i "due testimoni"
dell'Apocalisse (gli ultimi "eletti" superstiti) che "profetizzeranno"
la distruzione di "Gerusalemme". Come "Lazzaro" era "pieno di ulceri e
bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco",
"quelli che restano della discendenza di lei (del popolo ebraico) che
osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù"
dovranno subire molti "guai" a causa dell'accanita persecuzione
scatenata dal "dragone", Satana il Diavolo (Apocalisse 11:3-12; 12:4,
12,17). La parabola dice che, a un certo punto, "il povero morì e fu
portato dagli angeli nel seno di Abraamo". Questo si adempirà quando i
"due testimoni" saranno simbolicamente "uccisi", ovvero quando "avranno
terminato la loro testimonianza", in concomitanza con la distruzione di
"Gerusalemme", ma "dopo tre giorni e mezzo", cioè trascorsi "tre anni e
mezzo" da quell'avvenimento, saranno invitati a 'salire al cielo'
davanti agli occhi dei "nemici", e 'portati dagli angeli nel seno' del
loro Padre celeste, in occasione del "rapimento" predetto. Questi
rappresentano pure il "figlio maschio" che sarà "rapito vicino a Dio e
al suo trono" (Apocalisse 12:5).
Il
Salmo profetico descrive l'avvenimento da un altro punto di vista, che,
nella sua applicazione odierna, vede coinvolti tutti coloro che credono
in Dio e professano la loro fede in Gesù. "Tu sei salito in alto,
portando prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli,
per far qui la tua dimora, o Signore (YHWH), Dio" (Salmo 68:18).
L'apostolo
Paolo applica questa profezia a Gesù, il "rappresentante" legittimo del
"Re", che era "disceso nelle parti più basse della terra" allorché
morì, ma che, risuscitando come creatura spirituale, "è salito al di
sopra di tutti i cieli" (Efesini 4:8-10). L'apostolo, nel citare la
profezia, dice: "Salito in alto, egli ha portato con sé prigionieri e ha
fatto dei doni agli uomini". Chiaramente i "prigionieri" sono coloro ai
quali Gesù disse che avrebbe 'preparato un luogo' in cielo, ovvero i
"santi" suoi "coeredi", "riscattati dalla terra" (Giovanni 14:2-4;
Apocalisse 14:3,4). Notate che, a differenza del Salmo, Paolo non dice
che Dio aveva "ricevuto doni dagli uomini", ma che "ha fatto doni agli
uomini". Evidentemente qui il senso intrinseco nelle parole del salmista
è duplice: Dio avrebbe sì "fatto" doni agli uomini, ma quegli stessi
"doni" Gli sarebbero stati resi, essendo impiegati in armonia con la Sua
volontà. Parlando, infatti, dei "doni" che Dio, attraverso Gesù, "ha
fatto", aggiunge: "È lui (Gesù) che ha dato alcuni come apostoli, altri
come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per
il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e
dell'edificazione del corpo di Cristo" (Efesini 4:11,12).
Quindi,
mediante lo Spirito Santo, Gesù, e dunque Dio, ha "donato" particolari
"capacità" ai suoi seguaci. Lo scopo? "Per far qui (a Gerusalemme) la
tua dimora", risponde il Salmo, nel senso che, come ha spiegato
l'apostolo, Dio si serve di questi "doni" per "l'edificazione" della Sua
"casa", ovvero il "corpo del Cristo", composto dai "santi", che
dovranno regnare dal "monte
Sion" quando la "nuova
Gerusalemme", la "santa città", scenderà dal cielo (Apocalisse 21:2).
In altre parole, edificando la fede dei Suoi "santi", Dio li sta
preparando ad assolvere l'incarico reale e sacerdotale che avranno
quando, dopo la "fine del mondo", torneranno sulla terra.
Il Salmo profetizzava pure che Dio
"verrà dal Sinai al suo santuario", sul "monte Sion".
Al tempo di Mosè l' "Iddio d'Israele" parlò al Suo
"popolo" dal monte Sinai, attraverso una eccezionale
dimostrazione della Sua "presenza". In futuro Dio darà una
simile "prova" della Sua "presenza" sul "monte
Sion", nella Gerusalemme "restaurata". C'è un altro
"precedente" nel "Vecchio Testamento". Quando Dio
voleva manifestare la Sua "presenza" nel "tabernacolo"
o nel "tempio", lo riempiva di "fumo" come di una
"nuvola". Il profeta Ezechiele predisse il momento futuro
in cui Dio avrebbe di nuovo manifestato la Sua gloria nel "tempio"
restaurato: "La gloria del Signore (YHWH) si alzò sopra il
cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla
nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore
(YHWH)" (Ezechiele 10:4).
Sarà
in quel tempo che persone di tutte le nazioni "saliranno" a
Gerusalemme, insieme agli "eletti" di discendenza ebraica, per essere
ammaestrati da Dio in persona, formando un "corteo" festante alla lode
del "Re glorioso" (Isaia 2:2-4; Zaccaria 8:23; Salmo 68:25-35). I
"nemici" di Dio "vedranno" questo "corteo", saranno "invidiosi" della
"prosperità" della Gerusalemme "restaurata" e l'attaccheranno. Ma questa
volta troveranno il suo "Re glorioso" a difenderla. È profetizzato:
"Nei suoi palazzi Dio è conosciuto come fortezza inespugnabile. Quando i
re erano alleati e avanzavano uniti, appena la videro rimasero
attoniti; rimasero smarriti, si misero in fuga" (Salmo 48:3-5). "Il
Signore (YHWH) ruggirà da Sion, farà sentire la sua voce da Gerusalemme,
e i cieli e la terra tremeranno. ... Voi saprete che ... io dimoro in
Sion, il mio monte santo. Gerusalemme sarà santa e gli stranieri non vi
passeranno più" (Gioele 3:16,17). Dal momento in cui Dio "verrà" con il
Messia e con le "sue sante miriadi" di angeli per giudicare il mondo,
regnerà dal "monte Sion" e la "restaurata" Gerusalemme sarà
inespugnabile e impenetrabile per qualsiasi "nemico" della vera
adorazione. Infine, dopo che avrà eliminato tutti gli oppositori, il
"regno" di Dio, la "nuova Gerusalemme", verrà sulla terra, in quanto il
re incaricato, Gesù Cristo, e i suoi santi "coeredi" saranno fisicamente
presenti sul "monte Sion", a loro volta "governati" dal "Re glorioso".
Coloro che abiteranno la Sua "città" (i "santi") "vedranno la sua
faccia", mentre persone di tutte le nazioni "saranno suoi popoli e Dio
stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima
dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né
dolore" (Apocalisse 22:4; 21:3,4).
Che
dire di noi? Abbiamo riconosciuto Dio come "re" della nostra vita,
sottomettendoci alla Sua volontà? Ci stiamo preparando per la Sua
"venuta" come nuovo "Re glorioso" di Gerusalemme? Ricordate che la
predetta "restaurazione" è strettamente collegata a quella "venuta". La
"missione" dell' "Elia" che sarebbe dovuto venire includeva 'preparare
nel deserto la via del Signore (YHWH)', invitando gli ebrei infedeli a
tornare al loro Dio. In questo modo sarebbero stati pronti ad
accoglierLo come loro "Re" (Malachia 4:5,6; Isaia 40:1-10). Se siete
ebrei di nascita, siete "tornati" al vostro "Re"? In tal caso, state
invitando i vostri connazionali a farlo? Anche se non siete ebrei, ma
sentite nel vostro cuore di avere la speranza di far parte del regno di
Dio, pensate a quale privilegio avete! Dio vi sta preparando insieme al
resto della Sua "città" per diventare la "sede" terrena del Suo regno!
Con le vostre parole e con le vostre azioni potete "edificare" la fede
degli altri "coeredi". State usando i "doni" che vi sono stati dati
attraverso lo Spirito Santo per dare gloria a Dio, "fino a che tutti
giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di
Dio"? (Efesini 4:1-16) Naturalmente, anche se non avete questa speranza
"celeste", potete essere "edificanti" per quelli che vi conoscono e
partecipare alla "restaurazione" di "Gerusalemme" (Isaia 61:5).
Nell'antico
Israele, all'interno della "casa" di Dio, il Suo tempio letterale,
potevano entrare solo i "sacerdoti", mentre il resto del popolo doveva
restare nei suoi "cortili" (2 Cronache 23:5,6). Tenete presente questo
"particolare" nel fare vostre queste rincuoranti parole profetiche:
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