Come annunciato dal profeta, cercherò di mostrarmi vicino a tutti coloro che soffrono, di incoraggiare il bene e condannare il male (Isaia 61:1-3). Un futuro "luminoso" attende tutti quelli che cercano il Creatore con fede e amore. Seguimi anche su Facebook (VivoScribens), Instagram (versolaluce3) e YouTube (versolaluce)!
martedì 7 maggio 2019
Vi rendete conto della serietà dei tempi in cui viviamo?
In vista dell'imminente distruzione di Gerusalemme e dell'attacco che subirà Israele, secondo le profezie bibliche, questo non è più tempo di trastullarsi o, peggio, di continuare la vita di sempre. In quanto a me, che profetizzo in base a ciò che Dio mi concede di "vedere", non posso evitare di proclamare 'vestito di sacco', in segno di tristezza e supplica, la triste "sorte" che attende gli ebrei infedeli (Apocalisse11:3). "Perciò dico: «Distogliete da me lo sguardo, io voglio piangere amaramente; non insistete a volermi consolare del disastro della figlia del mio popolo!» È infatti un giorno di tumulto, di calpestio, di perplessità, il giorno del Signore, Dio (YHWH) degli eserciti, nella Valle delle Visioni" (Isaia 22:4,5).
Come dovrebbero reagire gli abitanti di Israele? Il Signore, Dio (YHWH) degli eserciti, vi chiama in questo giorno a piangere, a fare lamento, a radervi il capo, a indossare il sacco, ed ecco che tutto è gioia, tutto è festa! Si ammazzano buoi, si scannano pecore, si mangia carne, si beve vino. «Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo!» (Isaia 22:12,13). Altro che tornare alla "normalità", come vorrebbero le autorità israeliane! Gli ebrei disubbidienti dovrebbero "piangere" per Gerusalemme e pentirsi dei propri peccati. Invece molti di loro continuano come se nulla fosse. "Ma il Signore (YHWH) degli eserciti me l'ha rivelato chiaramente: «No, questa iniquità non la potrete espiare che con la vostra morte», dice il Signore, Dio (YHWH) degli eserciti" (Isaia 22:14).
Parole forti, è vero! Ma non sono mie, vengono direttamente dall'Iddio Onnipotente. A me dispiace di dover annunciare una fine così orribile, ma è l'inappellabile giudizio di Dio. Se questi non cambiano condotta, l'unica prospettiva che li attende, purtroppo, è la morte. Particolarmente riprensibili sono i "pastori" d'Israele, i suoi leader politici e religiosi. A loro è rivolto questo giudizio: "Che hai tu qui, e chi hai tu qui, che ti sei fatto scavare qui un sepolcro? Scavarsi un sepolcro in alto!... Lavorarsi una dimora nella roccia!... Ecco, il Signore (YHWH) ti lancerà via con braccio vigoroso, farà di te un gomitolo, ti farà rotolare, rotolare, come una palla sopra una spaziosa pianura. Laggiù morirai, laggiù saranno i tuoi carri superbi, o vergogna della casa del tuo Signore! Io ti scaccerò dal tuo ufficio e tu sarai buttato giù dal tuo posto!" (Isaia 22:16-19). Pensano di poter restare per sempre al comando. Costruiscono i loro monumenti funebri "in alto", illudendosi di preservare in eterno la loro fama. Ma saranno distrutti insieme a tutti gli altri ribelli, in "una spaziosa pianura", perché sono la "vergogna" della casa d'Israele!
Chi, al posto loro, è degno di governare il popolo ebraico? Dio non lascia gli ebrei ubbidienti senza guida. Notate chi ha designato: "In quel giorno, io chiamerò il mio servo Eliachim, figlio di Chilchia; lo vestirò della tua tunica, gli allaccerò la tua cintura, rimetterò la tua autorità nelle sue mani; egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di Giuda. Metterò sulla sua spalla la chiave della casa di Davide; egli aprirà, e nessuno chiuderà; egli chiuderà, e nessuno aprirà" (Isaia 22:20-22). Un brano parallelo dell'Apocalisse ci aiuta a identificare con chiarezza l'identità di questo personaggio profetico.
«All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre" (Apocalisse 3:7,8). Dal contesto si comprende che colui che parla, il "Santo" (o l' Unto), "il Veritiero", è il "testimone fedele", Gesù Cristo in qualità di re del regno di Dio, che ha trasmesso la "rivelazione" di Dio ai Suoi "servi", principalmente ai "sette candelabri" posti sotto la sua autorità, ovvero i cristiani con la speranza del regno celeste (Apocalisse 1:1,5,6,20). Quindi è lui l' "Eliachim" della profezia di Isaia che ha la "chiave di Davide". Infatti, Gesù Cristo è chiamato altrove "germoglio giusto" sorto dal re "Davide", o il "figlio di Davide", che siede simbolicamente sul "trono di Davide", rendendo il regno di quel fedele re d'Israele stabile ed eterno, come promesso (Isaia 9:6; Geremia 23:5; 33:15-17; Matteo 1:1). Dunque quella profezia si adempie particolarmente al tempo dell'Apocalisse, nel "giorno del Signore" Gesù, nel quale stiamo vivendo dal 4 aprile.
Ma in che senso "Eliachim", ovvero Gesù Cristo, sta usando la "chiave di Davide", cioè il suo potere regale ereditato da Davide, per aprire o chiudere? "Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome" (Apocalisse 3:8). Nella Bibbia la parola "porta" significa a volte l'opportunità di compiere qualche azione, specialmente nel servizio di Dio (1 Corinti 16:9; 2 Corinti 2:12; Colossesi 4:3). Il nostro re e Signore, Gesù Cristo, grazie al potere conferitogli, ci sta, per così dire, aprendo una "porta", ovvero dando l'opportunità di servire Dio in un modo speciale, come ricompensa per la nostra fedeltà. Ma attenzione! Ci avverte pure che non sarà facile assolvere il nostro "compito", perché ci sono "alcuni della sinagoga di Satana", finti cristiani mandati dall'Avversario, durante "l'ora della tentazione", che noi stiamo vivendo, e che sarebbe venuta "sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra" (Apocalisse 3:9,10).
Notate cos'altro avrebbe fatto "Eliachim", il Signore Gesù, nel nostro tempo. "Lo pianterò come un chiodo in un luogo solido; egli diverrà un trono di gloria per la casa di suo padre. A lui sarà sospesa tutta la gloria della casa di suo padre, i suoi rampolli nobili e ignobili, tutti i vasi più piccoli, dalle coppe alle bottiglie" (Isaia 22:23,24). Qui Gesù è paragonato a un "chiodo" al quale possono essere appesi "tutti i vasi più piccoli, dalle coppe alle bottiglie", che rappresentano i "rampolli nobili e ignobili" della "casa di suo padre" (o antenato) Davide. C'è un passo del "Nuovo Testamento" che fa luce su questo particolare aspetto. L'apostolo Paolo spiega: "In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile" (2 Timoteo 2:20). Dal contesto si comprende che sta parlando della congregazione cristiana, cioè della comunità dei credenti in Cristo, nella quale possono esserci sia "vasi" "destinati a un uso nobile", cioè "uomini fedeli", 'operai che non abbiano di che vergognarsi, che maneggiano rettamente la parola della verità', sia "vasi" "destinati a un uso ignobile", ovvero gli "infedeli", "che hanno deviato dalla verità". In qualità di fondamento, o "pietra angolare" del "tempio" di Dio, e Giudice costituito del Suo regno, Gesù è colui al quale ognuno che si professa cristiano 'si appende', o fa affidamento, per la propria salvezza.
La profezia di Isaia continua dicendo che, quando quel "chiodo" sarà tolto, i "vasi" che vi erano appesi, chiaramente quelli distruttibili, saranno distrutti. Tra questi non ci saranno sicuramente quei cristiani fedeli che saranno stati per uno scopo nobile, i quali rappresentano "la gloria della casa", servendo in un modo, un'opportunità simile a una "porta", che nessuno può più togliergli, o "chiudere". Essi saranno preservati da Gesù in persona durante l' "ora della tentazione". A loro promette: "Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome" (Apocalisse 3:11,12). Sì, i cristiani che rimarranno fedeli diventeranno membri permanenti del "tempio" di Dio. Per loro il "chiodo" non sarà tolto, resterà "in luogo sicuro", e non subiranno alcun danno. Come dice l'apostolo Paolo, "il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi»" (2 Timoteo 2:19).
Ma questo non significa che siano individualmente predestinati a restare fedeli. Finché il Signore non torna per concedere loro questo onore, c'è sempre il rischio che possano cedere alla "tentazione" e diventare "vasi" "destinati a un uso ignobile". L'avvertimento è perciò dovuto: "Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona" (Apocalisse 3:11). E l'apostolo Paolo ci esorta a 'sforzarci' per restare approvati, a 'conservarci puro (o separati)' dagli altri "vasi". "Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro. Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese. Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà" (2 Timoteo 2:22-26). Notate che fra gli "oppositori" ci possono essere anche nostri compagni di fede che sono caduti nel "laccio (o trappola) del diavolo", diventando suoi "prigionieri". Anche noi, non volendo, potremmo diventare "causa d'inciampo" per i nostri "fratelli" o "sorelle" nella fede, facendo la volontà di Satana. Se dovesse malauguratamente capitarci, non concludiamo subito di essere diventati malvagi o peccatori senza più speranza! Ricordate che, in un'occasione, perfino l'apostolo Pietro divenne "causa d'inciampo" per Gesù, allorché cercò di dissuaderlo dalla fine che lo attendeva. Gesù gli rispose brusco: "Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini" (Matteo 16:21-23). Più tardi Pietro rinnegò di conoscere il suo Maestro per ben tre volte! Gesù lo aveva avvertito. "«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli». Pietro gli disse: «Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte». E Gesù: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi»" (Luca 22:31-34). Gesù sapeva che Pietro, dopo aver sbagliato, si sarebbe "convertito". Infatti si pentì per quello che aveva fatto e capì la lezione. In seguito divenne un membro importante della congregazione, fortificando i compagni di fede. Anche noi, nel caso dovessimo soccombere a una tentazione e cadere nel "laccio del diavolo", pentiamoci e preghiamo con tutto il cuore il nostro Dio di aiutarci a 'convertirci' e tornare a rafforzare la fede di coloro che ci ha affidato. E se notiamo che è capitato a un nostro compagno di fede, 'istruiamolo con mitezza', incoraggiandolo attraverso le Scritture, affinché possa tornare. «Si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore» (2 Timoteo 2:19).
Questo non è più tempo di "dormire sugli allori", continuando la nostra vita di tutti i giorni come se nulla fosse cambiato. È cambiato eccome! Innanzitutto dal 4 aprile stiamo vivendo nel "giorno del Signore", cioè durante il tempo speciale in cui Gesù Cristo regna invisibilmente da Gerusalemme. Gli abitanti di Gerusalemme, e più in generale tutti gli ebrei che si sono allontanati da Dio, dovrebbero pentirsi sinceramente dei loro peccati e scongiurare l'Iddio d'Israele di risparmiarli dalla distruzione che inevitabilmente si abbatterà presto sui loro connazionali disubbidienti. Non si facciano ingannare dagli annunci di pace e sicurezza! La tregua non durerà e la guerra tornerà più devastante di prima. Chi può si allontani dalla "zona di pericolo"! Chi non può fuggire lontano, trovi scampo sui monti d'Israele, dove Dio ne avrà cura. E tutti noi, specialmente se abbiamo ricevuto dallo Spirito la speranza del regno celeste, cerchiamo di resistere agli attacchi del Nemico durante l'attuale "ora della tentazione". Cerchiamo di essere sempre "vasi" "destinati a un uso onorevole", belli e preziosi agli occhi di Dio. Entriamo per qualsiasi "porta" il nostro Signore Gesù ci apra per compiere l'incarico che ha riservato per noi e aiutiamo altri a restare con noi nell' "arca" spirituale di Dio.
Sappiamo che tutti coloro che non ascolteranno l'avvertimento, restando "prigionieri del diavolo per fare la sua volontà", e non quella di Dio, saranno frantumati perché "vasi" "destinati a un uso ignobile", quando sarà eseguito il giudizio, al più tardi ad Armaghedon. Come ai giorni di Noè, anche quando Gesù tornerà per giudicare in modo definitivo, continueranno a svolgere le proprie attività come se nulla fosse. "Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo" (Matteo 24:37-39). Ecco perché il nostro Signore ci ricorda che 'viene presto', anche se non sappiamo "né il giorno né l'ora". Per questo ci esorta: "Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà" (Matteo 24:42-44).
E subito dopo parla del "servo fedele e prudente" che lui ha costituito per provvedere "cibo a suo tempo" agli altri membri della casa, cioè i nostri compagni di fede. Se dovessimo divenire "pietre d'inciampo" per gli altri, e non ravvederci per tempo, continuando a maltrattare spiritualmente coloro che Dio ci ha affidato, il "padrone" tornerà e ci punirà con la massima severità come "ipocriti". Al contrario, se Gesù ci troverà occupati ad adempiere fedelmente il nostro incarico di servizio, ci costituirà "sopra tutti i suoi beni", elevandoci nel suo regno celeste.
Perciò, in vista dei tempi turbolenti che ci attendono, restate vicini a Dio per essere protetti! Non confidate in parole e ragionamenti umani che potrebbero farvi diventare vittime del diavolo! Avvaletevi dell'opportunità che avete per fare pace con Dio. Ricordate che le vostre prospettive future dipendono solo da Lui e dal Giudice che ha costituito. Restate al fianco di chi può incoraggiarvi a perseverare. Così, quando tutto il mondo crollerà, voi continuerete a vivere. "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Giovanni 2:15-17).
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